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La storia degli Europei: il 1976 di Panenka

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La storia degli Europei: il 1976 di Panenka Archivio CORRIERE DELLO SPORT

Vi riproponiamo tutte le partite dell'Italia nella fase finale dei Campionati europei, tra cifre, curiosità, aneddoti e dichiarazioni a caldo dei protagonisti. Ecco il 1976: Panenka rivela il "cucchiaio", trionfa la Cecoslovacchia

L’Italia vive uno dei momenti più grigi della sua storia: la squadra azzurra non riesce a vedere la luce nel tunnel in cui si è infilata ormai dal dopo Messico. I Mondiali di Germania 1974 - con una delle spedizioni più disastrose della storia, dilaniata dalle polemiche e da divisioni interne conclamate e irrisolte - sono alle spalle, ma il fardello rimane, è un peso che si avverte. 

La Federazione ha fatto piazza pulita, fuori gli eroi dell’Azteca, fuori Valcareggi, a cui è seguita la gestione di Bernardini, il Dottore, nei mesi affiancato, tra scossoni e polemiche, da Enzo Bearzot, chiamati con l’incarico di ripartire, ricostruire, dalle macerie. Ma il primo esperimento, nel 1976, non funziona ancora. 

Il girone di qualificazione all’Europeo è oggettivamente complicato, nel gruppo 5 troviamo Polonia e Olanda oltre alla Finlandia, e passa solo la prima. Le attenuanti ci sono, un po’ meno certe prestazioni che scatenano le critiche: come uno zero a zero con la Finlandia all’Olimpico, che taglia le gambe ai nostri. Morale: Italia terza dietro l’Olanda, qualificata, e la Polonia. Critiche feroci accompagnano la débacle, il Corriere dello Sport si interroga, aprendo un dibattito nazionale, se sia davvero questo il livello del nostro movimento. 
   La fase finale dell’Europeo, ospitata dalla Jugoslavia, a posteriori invece merita di essere vissuta, e tramandata, per un episodio che succede nell’atto conclusivo, il 20 giugno 1976 al Marakana di Belgrado, lo stadio della Stella Rossa. Si affrontano la Germania campione del mondo, che in semifinale ha battuto ai supplementari la Jugoslavia (4-2: tre reti di Gerd Müller, tanto per cambiare), e la sorpresa costituita dalla Cecoslovacchia, del tutto inattesa a certi livelli, che ha fatto fuori la stessa Olanda, ancora una volta vicino al bersaglio e ancora una volta battuta sul più bello, come spesso nella sua storia passata e spesso in quella che dovrà essere scritta.
   Si finisce ai rigori, dopo che la Germania aggancia il pari a un minuto dalla fine e i supplementari non sciolgono l’equilibrio. E quando sbaglia Uli Hoeness, che negli anni successivi diventerà in successione presidente del Bayern e poi primo presidente del Bayern a finire in galera per una questione di evasione fiscale, sulla palla si presenta Antonin Panenka, ceco noto fino a quel momento soprattutto per il suo vistoso paio di baffi. Chi lo conosce sa che cosa sta per fare, ma la Tv non sparge calcio a tutte le latitudini come è adesso, e Sepp Maier, totem tedesco che tra i pali ha costruito un’eccellente carriera, non può sapere che Panenka in patria tira i rigori come nessun altro, non vede che il il portiere ceco Ivo Viktor si sta mettendo le mani sugli occhi perché Panenka, detto Tonda, glielo ha annunciato la sera prima nella loro camera d’albergo: «Vedrai, se mi tocca un rigore…».
Quando, trotterellando, arriva sulla palla, Panenka rallenta un attimo, quello che basta perché Maier si sposti verso la sua sinistra, poi infila la punta dello scarpino sotto la palla che disegna un arco prima di infilarsi, mollemente, in rete. 

La Cecoslovacchia di Jezik è campione d’Europa, il capolavoro del ct è stato di mettere insieme le due anime del Paese, cechi e slovacchi appunto, di farli combattere per un unico traguardo. Tredici anni dopo, la storia separerà quelle due passioni, due territori, due popoli. Nulla però potrà cancellare dalla memoria quel calcio di rigore e il suo inventore, che ha dato il nome a quello che poi sarà chiamato scavino, cucchiaio, e che in gran parte del mondo calcistico chiamano semplicemente - e doverosamente - “Panenka”. 


Belgrado, Stadio Rajko Mitic “Marakana”, 20 giugno 1976, finale

 

CECOSLOVACCHIA-GERMANIA OVEST 2-2 (7-5 d.c.r.)

CECOSLOVACCHIA: Viktor, Dobias (4’ sts Vesely), Capkovic, Ondrus,

Pivarnik, Panenka, Moder, Masny, Nehoda (35’ st Biros), Gögh, Svehlik (34’ st Jurkemik). Ct. Jezik. 

GERMANIA OVEST: Maier, Vogts, Dietz, Schwarzenbeck,

Beckenbauer, Wimmer (1’ st Flohe), Bonhof, Hoeness, D. Müller,

Beer (35’ st Bongartz), Hölzenbein. Ct: Schön. 

ARBITRO: Gonella (Ita)

MARCATORI: 8' pt Svehlik (C), 25' pt Dobias (C), 28' pt D. Müller (G), 44’ st Hölzenbein (G).

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