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Roma e Mancini, l'Italia a colori

Getty Images

Allez les Verts!, Forza Verdi!, gridano orgogliosamente i tifosi del Saint-Etienne. Stasera, sorprendentemente, tocca a noi sostituirci ai francesi. Lo so, fa strano e anche un po’ male. C’è chi ha disapprovato (eufemismo) la novità della terza maglia della Nazionale ribattezzata “Rinascimento” (errore anche nella comunicazione: più accettabile una spiegazione del tipo “l’abbiamo voluta per sostenere simbolicamente la lotta per l’ambiente”). In particolare Alberto Polverosi, e quindi il nostro giornale, il direttore di Tuttosport Jacobelli e il Mattino hanno provato a far desistere la federazione dal compiere questo sacrilegio non solo cromatico. Proteste inutili: la macchina del marketing era partita in tromba, per cui verde era, la maglia, e verde è rimasta. Al responsabile commerciale della Figc, l’attivissimo Giovanni Valentini, sono fi schiate le orecchie per alcuni giorni, il disturbo è stato però attenuato dai risultati di vendita all’estero: verde è peraltro il colore dei soldi.
Può mitigare la delusione, soltanto la speranza che la terza maglia ci consacri primi del girone e quindi qualifi cati con tre turni d’anticipo alla fase fi - nale dell’Europeo, le cui prime partite rivedranno gli azzurri (verdi all’anagrafe) all’Olimpico: basterà battere la Grecia, già superata all’andata, per chiudere i conti con la vergognosa eliminazione del 2018; eliminazione che ha tuttavia imposto alcuni cambiamenti sostanziali a livello di vertici federali, anche se molti personaggi ancora presenti in via Allegri potrebbero fare serenamente i testimonial di Poltrone & Sofà, gli artigiani della quantità (di incarichi).
Per meglio comprendere quanto sia cambiata nella sostanza - oltre che nei princìpi di gioco portati da Mancini - la Nazionale negli ultimi 23 mesi (13 novembre 2017, Italia-Svezia) è suffi ciente ricordare che Buff on, Barzagli, Candreva, Parolo, Darmian, Gabbiadini, Rugani, De Rossi e Eder non fanno più parte del giro e che il presente e il futuro appartengono a Acerbi, Biraghi, D’Ambrosio, Di Lorenzo, Izzo, Mancini, Spinazzola, Barella, Cristante, Sensi, Zaniolo, Chiesa, De Sciglio (di rientro), Grifo, Castrovilli, Meret, Gollini e forse Martinelli. A Roma (fi nalmente la Nazionale torna a a casa) presentiamo un buon gruppo, giovane e in crescita. Manca in particolare la punta di livello internazionale: senza spingermi fino a Ronaldo e Messi, che grazie a Dio è argentino e fuori concorso, dico Kane, Lewandowski, Mbappé, Gnabry, Griezmann, Rodrigo, Lukaku, Mertens, Mandzukic (io il Mandzu non lo trascuro mai). Non abbiamo il Gran Risolutore: a Immobile, Belotti, Insigne e Chiesa il compito di rendere trascurabile l’assenza. 

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