Monsieur grosjeu. L’uomo delle grandi partite. E c’è un motivo per il quale, quando è complicata, in tutte le sfaccettature che si possono dare alla parola “complicata” arbitralmente parlando, spunta sempre il nome di Clément Turpin, 41 anni, da 13 internazionale, due Mondiali, due Europei, una finale di Champions (Liverpool-Real 0-1 nel 2022) e una di Europa League (Villarreal-Manchester United 12-11 dopo i calci di rigore nel 2021) alle spalle, oltre a tutti i big match in terra di Francia. Turpin è stato, da sempre, da quando era alle prime armi, il “pupillo” di Roberto Rosetti. Tanto che proprio l’attuale designatore degli arbitri della Uefa lo prese come “talent” sotto la sua ala protettiva, quando sulla poltrona di responsabile dei direttori di gara del Vecchio Continente c’era Pierluigi Collina. Rosetti lo conosce bene e per questo gli affida quasi sempre le partite più delicate. Non a caso sarà “the man in the middle” questa sera a Wembley. Non a caso due settimane fa ha arbitrato Napoli-Real Madrid. Non a caso la scorsa stagione ha diretto la semifinale di ritorno di Champions, l’euroderby fra Inter e Milan (1-0) che vale anche come ultimo precedente con le nostre squadre. Non a caso, e qui qualsiasi tipo di scongiuro vale, era il fischietto di Italia-Macedonia a Palermo, la gara che ci ha sbattuto fuori dal Mondiale in Qatar.
Turpin e il made in Italy
E’ stato Rosetti, dunque, ad “allevarlo”, nell’ambito del progetto Mentor&Talent che ha trovato proseliti anche in Italia. In pratica, l’arbitro (o ex arbitro) più esperto trasmette il suo sapere al direttore di gara più giovane. Una cosa giusta e sensata, anche per non disperdere l’enorme sapere che, in caso contrario, diventerebbe solo Storia. L’ascesa di Turpin dimostra quanto sia forte il legame con l’attuale designatore della Uefa e quanto quest’ultimo si fi di di lui. Lo ha cresciuto, lo ha svezzato, ne ha apprezzato le doti (onestamente, abbiamo visto di meglio) e lo ha lanciato nel panorama europeo. Turpin ha già, come detto, due finali europee all’attivo ma avendo 42 anni un eventuale “bis” non gli sarebbe precluso, almeno per questioni anagrafi che. Insomma, un prodotto “italiano”, la leggenda racconta che abbia partecipato anche a qualche raduno di casa nostra (serie C e dintorni).
Turpin, un arbitro riflessivo
Turpin in campo adotta spesso una diagonale stretta e cerca di anticipare spesso l’azione con una falcata che non è molto ampia ma rapida nel breve. Non è un arbitro istintivo e si fida molto del suo Var (Jerome Brisard) con cui è accoppiato da tempo nelle competizioni importanti. Per capirci, un po’ come Irrati, il VAR preferito del nostro Orsato. Una curiosità: come segno distintivo, ha l’abitudine di indossare sempre la divisa a maniche lunga, con la particolare caratteristica di tirare su la manica appena sotto il gomito.