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Giallini e Leo: «Roma con noi anche sul set»

Da oggi al cinema con l'attesissimo film "Loro chi?", i due attori sono venuti a trovarci in redazione

ROMA - Sono amici sul lavoro, nella vita, nelle loro storie. Marco Giallini, il Terribile di “Romanzo criminale”, il Domenico avvelenato di sesso e di gioco raccontato da Carlo Verdone, poliziotto per tutti i gusti. Incontra Verdone in foto sfogliando il nostro giornale e già che c’è lo ringrazia: «Rivuole Benatia alla Roma, eh? Anch’io. Già gli devo qualcosa dal punto di vista della carriera, magari adesso alla Roma lo ascoltano e dovrò essergli riconoscente pure per questo». E poi c’è Edoardo Leo, che non per show ma per scelta e rabbia di vivere è diventato attore, regista, sceneggiatore, «nonostante il fatto che prima di me in tutta la stirpe dei Leo il più artista suonava il clarinetto nella banda di Sutri». Nella finzione Leo è stato calciatore, geniale biologo, piazzista televisivo, giocatore di curling. Nella vita è calciatore e romanista. Di sicuro sono tifosi diversi, Giallini esplicito, Leo discreto: «Mio padre è laziale. E mi portava a vedere le partite della Roma. Quello era un calcio che si faceva amare, fatto di sfottò. Oggi lo stadio è diventato impraticabile. E poi l’Olimpico è talmente scomodo. Non si vede la partita. Il mio rapporto con il calcio è cambiato negli ultimi tempi ed è molto privato». Giallini è stato giallorosso sin dalla nascita: «A casa mio padre e quattro figli maschi, tutti della Roma. Se eri del Milan mangiavi da solo».

VIDEO - GIALLINI E LEO: «COME NASCE IL FEELING CON LA ROMA» 

MEMORIA - Lo stadio inoltre è lontano. Spesso e a lungo. «Sette settimane di riprese per il nostro film. Quando giocava la Roma ci piazzavamo davanti allo stesso iPad. Una sofferenza. Abbiamo passato in questo modo la sera di Roma-Barcellona. Lui - e Leo indica Giallini - ha cominciato a strillare non appena Florenzi ha toccato il pallone». «Sì, ma pensavo di chiudere quell’urlo con una parolaccia. Invece la palla è entrata. E neppure me n’ero accorto, ho sentito un deng e pensavo che fosse il sostegno esterno della porta. Ehi, io adesso parlo romano, ma traducete in italiano quando riportate, d’accordo?».

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