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Non solo Gatti: cosa insegna la nuova Italia di Mancini alla A

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Il neojuventino è soltanto l'ultimo dei giocatori brillantemente lanciati in Nazionale da Mancini. La lezione del ct ai colleghi della Serie A: i calciatori italiani di qualità ci sono In A, in B e in C, bisogna farli giocare. Contro la Germania il ct può toccare quota 50 esordienti, fra questi e Scalvini, 18 anni compiuto lo scorso 11 dicembre, il nuovo gioiello dell'Atalanta

Contro la Germania, Roberto Mancini può toccare quota 50 esordienti (Sacchi, che il ct raggiungerà nella prossima partita con 53 panchine azzurre, ne lanciò 55), fra i 91 che ha chiamato dall'inizio della sua gestione (campione d'Europa nel 2021; 32 vittorie, 15 pareggi, 5 sconfitte, 108 reti segnate, 31 subite, 37 partite utili consecutive, record assoluto). Tra i prossimi debuttanti , accanto a Caprari, 28 anni e Luiz Felipe, 25 anni, ci sarà Giorgio Scalvini, 18 anni compiuti l'11 dicembre scorso, entrato nel vivaio dell'Atalanta quando di anni ne aveva 11, lanciato in Serie A da Gasperini quando ne aveva 17, assommando 21 presenze (18 in campionato, 2 in Europa League, 1 in Coppa Italia) nella prima stagione da professionista.

Non solo Gatti

Le prime tre partite della nuova Nations League, dopo le quali l'Italia è in testa al girone 3, hanno visto il ct dettare un messaggio forte e chiaro al nostro calcio e a molti colleghi del massimo campionato: i buoni calciatori ci sono, anche in un torneo che nell'ultima edizione ha registrato una presenza media straniera del 63%. E, poiché ci sono, bisogna farli giocare. Gatti non ha ancora collezionato un minuto in A, come Gnonto, come Salvatore Esposito che gioca in B nella Spal. Gatti tre anni fa militava in D, due anni fa in C.

Un'Italia che ha fame

A Wolverhampton, dove il primo tempo azzurro è stato di assoluta bellezza, qualitativamente superiore anche alla prima frazione di gioco con l'Ungheria, ha colpito la vigoria atletica della Nazionale nonostante, al pari degli avversari, sia a fine stagione. La verità è che la Nuova Italia corre molto di più rispetto al passato perché si vede che ha fame, come i debuttanti assoluti che non hanno mai tirato indietro la gamba. Il racconto di Gatti a Tiziana Alla di Raisport è il paradigma dello spirito che anima gli azzurri. "Quando facevo il serramentista o il muratore, mi svegliavo presto la mattina. Una piccola pausa di mezz'ora per mangiare un panino e poi la sera andavamo al campo ad allenarci. Finivo alle 22.30 e dovevo ancora cenare e la mattina si ripartiva... Arrivavo al campo sporco di vernice, dipingevo le travi di legno. Ringrazio di aver fatto questo percorso: è stato formativo". Ecco, formativo: l'aggettivo che spiega molte cose. Di Gatti e dei ragazzi come Esposito, Scalvini, Frattesi e gli altri chiamati da Mancini. Ha confidato Ricci: "La nazionale A è un'emozione unica, un grande stimolo per noi giovani". Sarebbe ora lo fosse anche per quei tecnici che i buoni giocatori italiani o tengono in panchina o costringono a emigrare. E magari concionano sulla crisi del calcio tricolore che non andrà ai Mondiali.

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