L'abbiamo persa per centimetri, quelli che sono mancati nelle quattro palle-gol che abbiamo costruito ma soprattutto quelli che i tedeschi hanno sfruttato per segnare le due reti e per metterci in difficoltà sui calci d’angolo e sui calci di punizione laterali. Due gol di testa, il primo di Kleindienst (194 centimetri), il secondo di Goretzka (190), in area arrivavano armadi a quattro ante come Rüdiger (190) e Tah (195). I tedeschi palleggiavano, ma l’hanno vinta col fisico, non col gioco. L’hanno vinta sapendo qual è il punto debole degli azzurri: i gol su calcio piazzato. Era già successo.
L’Italia ha fatto un buon primo tempo, l’ha giocato come l’aveva preparato Spalletti. I due terzini della Germania, Kimmich a destra e Raum a sinistra, in realtà fanno le ali, lo spazio non manca alle loro spalle e noi dobbiamo sfruttarlo. Questo era il pensiero del ct e questo è successo a San Siro dopo meno di dieci minuti: un cambio campo, un attacco nei decametri lasciati liberi dai tedeschi, lo spunto di Politano alle spalle di Raum, l’inserimento di Tonali senza palla e il gol. Italianamente in contropiede.
Qualcuno a fine primo tempo diceva che la partita l’aveva fatta soprattutto la Germania perché aveva tenuto più a lungo la palla (60 per cento al 45'). Ma che vuol dire tenere la palla se alla fine si contano un colpo di testa alto e un tiro da fuori area dello stesso Goreztka? Qual era la partita vera, quella della Germania che si passava il pallone senza trovare uno sbocco o quella dell’Italia che appena si impossessava della palla segnava l’uno a zero con Tonali e si avvicinava al due a zero con Kean?
Per applicazione, concentrazione, capacità di soffrire, idee, tenuta atletica, la squadra di Spalletti ha fatto 45 minuti di grande sostanza. Come detto, abbiamo patito sui calci d’angolo e sui calci di punizione laterali, ma era inevitabile, noi non abbiamo il fisico dei tedeschi. E infatti il pareggio è arrivato con un colpo di testa di Kleindienst, un gigante di centravanti, appena entrato al posto di Burkardt. E su angolo, con un altro colpo di testa, abbiamo preso il secondo gol da Goretzka.
È andata male per il risultato, ma l’Italia c’è. Ha creato più della Germania, Donnarumma ha lavorato solo sulle uscite, nessuna parata difficile, il suo collega tedesco è stato decisivo almeno in tre occasioni, a cominciare da quella di Raspadori. Il finale è stato azzurro, si è visto una squadra con lo spirito giusto, che non voleva perdere questa partita anche perché sentiva di poterla riprendere. Domenica a Dortmund ci servirà un’impresa, come quella del 2006. Ci dobbiamo provare, la possibilità esiste, Spalletti dovrà alzare i centimetri della squadra, forse servirà Lucca, forse al posto di Raspadori ci sarà Maldini, che ieri è entrato con la testa giusta. È quella la vera differenza fra la Germania e l’Italia. Tutte le nostre occasioni sono state costruite e concluse con la palla a terra, quelle dei tedeschi con la palla per aria.