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Grande assente l'Italia

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Grande assente l'Italia LAPRESSE
Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport - Stadio

Il problema non è l’assenza di Acerbi. Il problema è la mancanza di tanto altro, di tutto il resto. Ad esempio di un giocatore del 2005 in grado di saltare l’uomo come fa Antonio Nusa, norvegese, non brasiliano, né argentino o spagnolo. Il problema è l’assenza di qualità. Da anni la meniamo con la tattica, la strategia, gli scorrimenti, gli adanismi, le marcature preventive, i tagli e le frattaglie: ma i piedi?, la testa?, la visione?, il dribbling?, la fantasia? Sì, la fantasia.

Il problema è che giovedì sera Alberto Polverosi, uno che nell’ultimo mezzo secolo ne ha viste di ogni, tutte migliori, continuava a girarmi i video delle giocate di Yamal, Oyarzabal, Pedri, Mikel Merino e la sera prima aveva fatto lo stesso per esaltare la tecnica di Bruno Fernandes, Ruben Neves, Bernardo Silva, Ronaldo

Siamo indietro di vent’anni, ripeteva, se non addirittura trenta.

Il problema è che continuiamo a elencare inutilmente i nostri errori e quando dico nostri intendo anche dei media che - sottolineo - sono stati capaci di presentare Inter-Psg come se partissero alla pari.

Il problema è che il nostro problema non ha una soluzione rapida.

In panchina abbiamo un allenatore molto bravo, tra i migliori, uno che i risultati li ottiene quando riesce a entrare nella testa dei giocatori. Il problema è che il ruolo di ct non gli consente nemmeno di avvicinarle, le teste, e poi è il selezionatore di un calcio che non contempla l’eccellenza: abbiamo dei ragazzi bravi, sono quelli ottimi a mancare, la mamma italiana non li fa più.

Il problema è che pensavamo di risolverla col gioco. Ridicoli.

Il problema è che siamo talmente disperati da invocare l’ingresso di Orsolini “specialista dei duelli” quando fino a sabato scorso il mio amatissimo Orso figurava tra gli esclusi semidefinitivi.

Il problema è che abbiamo saltato le ultime due edizioni dei Mondiali e un terzo fallimento non ce lo possiamo permettere. Ci sono centinaia di migliaia di italiani dai diciotto anni in giù che non hanno mai visto gli azzurri al Mondiale. E se li hanno visti se li ricordano a malapena. Sono infatti trascorsi 4.000 giorni dal 24 giugno del 2014 di Italia-Uruguay 0-1, l’ultima apparizione nel torneo più prestigioso.

La prima Italia al Mondiale che ho avuto il privilegi o di seguire in tv è quella di Mondino Fabbri. Del ’66 ricordo solo la Corea, da ieri così vicina alla Norvegia.

Per evitare la depressione mi rifugio nei versi di Leopardi, ricordi scolastici: 
Quando sovviemmi di cotanta speme, 
un affetto mi preme, acerbo e sconsolato, 
e tornami a doler di mia sventura. 
O natura, o natura, 
perché non rendi poi quel che prometti allor? 
perché di tanto inganni i figli tuoi...

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