Di questi tempi, il minimo sindacale è un lusso. L’Italia ha battuto la Moldavia 2-0 e ha salvato almeno la faccia nella serata dell’addio di Luciano Spalletti. Chiedere goleade sarebbe stato esercizio fuori luogo. Oseremmo dire lunare. Abbiamo persino rischiato contro la formazione numero 154 del ranking mondiale, subito dietro Hong Kong e appena davanti a Eswatini (non andate a cercarlo, ve lo diciamo noi dove si trova: è nel Sud del continente africano). Se dovessimo raccontare a qualcuno che quattro anni fa abbiamo vinto l’Europeo, difficilmente saremmo creduti. Il malato, ormai è chiaro a tutti, resta grave. Spaesato. In crisi di identità. A tratti paralizzato dalla paura. Servirà innanzitutto una potente cura ricostituente di fiducia. Poi, a seguire, tutto il resto. Il cammino è lungo e tortuoso. Sarà bene non dimenticarlo.
L'ultima Italia di Spalletti
Ma è andata. Non per maramaldeggiare sul povero Spalletti, sarebbe di cattivo gusto, però l’ultima formazione non è stata proprio quella ideale. Il ct ha insistito con le proprie idee e ha lasciato fuori Orsolini che non è Bruno Conti (siamo d’accordo) ma è l’unico nella rosa a ricordare che nel calcio esiste anche l’uno contro l’uno e non solo i passaggi laterali. Spalletti se n’è reso conto con 45 minuti di ritardo (meglio tardi che mai) e l’ha mandato in campo nel secondo tempo, insieme a Barella. Si era sull’1-0 e Orsolini ha messo in pratica un pezzo d’antiquariato: il dribbling. Roba da “Chi l’ha visto?”. È andato via al difensore in velocità, ha raggiunto il fondo, ha messo in mezzo, il pallone è poi terminato sui piedi di Cambiaso che ha segnato il 2-0. Elementare Watson, soprattutto se stai giocando contro la Moldavia.
Gol nato da uno spunto personale. Come in occasione del primo, al minuto 40. Nel bel mezzo di un deprimente concerto di ritmi bassi e passaggi tristemente prevedibili, d’improvviso Tonali ha mollato gli ormeggi. È partito lancia in resta, in percussione, forse non sapeva nemmeno lui per dove, ma è partito. Ha creato un buco sul centrodestra. Il pallone poi è tornato indietro ma a sinistra; a quel punto è scattato lo spirito di emulazione: altra accelerazione, sul fondo, cross e il pallone è finito a Raspadori. Gol. Nel suo ex stadio.
La Nazionale del compitino 'salvata' dal Var
Questa è stata Italia-Moldavia. Ma non saremmo onesti se non raccontassimo il gelo che è sceso sul Mapei Stadium quando, dopo nove minuti, Nicolaescu di testa ha spizzato alle spalle di Donnarumma. Come si dice incubo in moldavo? Per fortuna ci ha pensato il Var (e c’è ancora chi lo demonizza): fuorigioco e il sollievo di chi ha visto allontanarsi i fantasmi. L’Italia è stata questa: la Nazionale del compitino. Passaggi inutili e cross in mezzo. Ma sulla fascia non c’era nessuno in grado di accelerare e in mezzo neanche l’ombra di una torre. Amen. Tant’è vero che l’unico che l’ha presa è stato un difensore, Ranieri: traversa.
Dietro, nel primo tempo, abbiamo sofferto. Loro si sono mangiati un gol con Ionita e un altro l’abbiamo sventato sulla linea di porta con Dimarco. Quando l’arbitro ha fischiato la fine del primo tempo, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Non c’è altro da aggiungere. Questo 2-0 è benedetto.