Sessanta milioni di commissari tecnici e non riusciamo a tirarne fuori uno. È sorprendente e pure inquietante. Anche perché oggi ci ritroviamo tra chi spera di andare tra un anno a casa Trump - e se lo augura per sé stesso e per i figli che l’Italia al Mondiale non l’hanno mai vista - e chi invece preferirebbe non andarci per far partire uno tsunami in grado di travolgere il palazzo di via Allegri con dentro presidente federale, consiglieri, consigliori e numeri uno di serie B, C, Dilettanti, Aic e allenatori: risparmi almeno il mio amico Marani e l’eterno Ulivieri…
La rinuncia di Ranieri, che aveva a lungo nutrito dei dubbi sul doppio incarico e sul ritorno in panchina dopo tre addii annunciati e mai rispettati (manco fosse il quinto dei Pooh) ma che prima di ripensarci era arrivato a discutere con Gravina i particolari del contratto; la sua rinuncia, dicevo, ha creato un notevole imbarazzo in federazione, soprattutto perché è arrivata dopo la tre giorni maledetta di Spalletti che ha aumentato a dismisura il numero degli oppositori del presidente federale.
La panchina della Nazionale è diventata così il nuovo terreno di battaglia sul quale si misurano fedelissimi e antagonisti del Grande Capo: dei secondi fa parte anche Claudio Lotito naturalmente, il quale stavolta la risolve con qualche battuta velenosetta lasciando che siano gli altri a picchiare duro.
Sono carichi a pallettoni anche i sostenitori del commissariamento, soluzione che in questa fase indebolirebbe ulteriormente il calcio italiano aggiungendo instabilità a incertezza.
Al Ranieri tutto romanista dedichiamo ampi servizi e uno splendido ritratto di Malcom Pagani, autore tre anni fa della biografia del tecnico. La ricerca del nuovo commissario la lascio a chi di dovere, non prima però di essermi soffermato sull’identikit che è stato tracciato dal nostro Patania: “No giochista. Uno da risultato. Concretezza, empatia, motivazioni. Dobbiamo andare al Mondiale e vincere perciò 6 partite e il probabile play off. Un instant coach che riesca a dare una scossa con due giorni di allenamento a settembre. Non abbiamo tempo. Magari una figura di prestigio”. Caz, ma è Mourinho!
PS. Ringrazio Dagospia per aver sostenuto la candidatura affascinante di José: se Ancelotti guida il Brasile, perché lo Special non potrebbe fare altrettanto con l’Italia? Non fa una piega. Lo chiameremmo subito Giuseppe.