ROMA - È un governo di unità nazionale. L’Italia chiamò, canta Gattuso. Buffon lo ha spinto e Gravina lo ha scelto, affidandogli una missione prioritaria: restituire dignità alla maglia azzurra, calpestata troppe volte negli ultimi anni da dirigenti e calciatori italiani. Mancini scelse l’Arabia Saudita e non poteva bastare il pentimento per rientrare. Ranieri, troppo legato alla Roma, ha detto no. Spalletti esonerato da Sorloth, Nusa e Haaland. La tripletta fatale all’Ullevaal Stadion. Gravina, quella notte, aveva già deciso per la svolta. Impossibile rimandare o tentare di rimettere a posto i cocci, come era accaduto dopo l’Europeo in Germania. Toccherà a Rino, ex tecnico di Milan e Napoli, appena svincolato dall’Hajduk Spalato, inseguire il Mondiale 2026, già in fuga con la Norvegia. Incarna il “sacro fuoco” di cui, non a caso, parlò Gigi sotto al diluvio di Oslo, quando l’Italia stava risalendo sul pullman. Forse aveva già in testa il suo amico Rino per affrontare l’emergenza, balzato in pole constatate le perplessità di Ranieri relative al doppio incarico. Non c’è stata reale concorrenza. Per Mourinho, un autentico colpo di teatro, sarebbe servita un’operazione complessa. Domenico Tedesco, ex ct del Belgio, non è mai entrato in corsa.
Gattuso, le parole del presidente Gravina
Gravina non ha avuto dubbi, seguendo una sola stella polare: «Gattuso è un simbolo del calcio italiano, l’azzurro per lui è come una seconda pelle. Le sue motivazioni, la sua professionalità e la sua esperienza saranno fondamentali per affrontare al meglio i prossimi impegni della Nazionale. Consapevoli dell’importanza dell’obiettivo che vogliamo raggiungere, lo ringrazio per la disponibilità e la totale dedizione con cui ha accettato questa sfida, condividendo il progetto di sviluppo complessivo del nostro calcio, nella quale la maglia azzurra riveste una centralità strategica». La Figc, sistemati gli ultimi dettagli, ieri ha accelerato l’annuncio e giovedì mattina (ore 11 all’hotel Parco dei Principi di Roma, il Consiglio Federale slitterà al pomeriggio) procederà alla presentazione del nuovo commissario tecnico. Ci sarà anche Cesare Prandelli, che Gravina ufficializzerà più avanti come responsabile tecnico (con il supporto di Zambrotta e Perrotta) di un piano legato allo sviluppo dei vivai: i modelli Francia e Svizzera con i campi di addestramento potrebbero essere un’idea.
Gattuso, uno stipendio simbolico
Il sacro fuoco e la disponibilità di Gattuso sono testimoniate dal compenso, ridotto per non dire simbolico. Contratto di un anno, ingaggio da 500 mila euro netti, un milione lordo. Rino si lancerà tra le fiamme e le ceneri azzurre senza paura, come ha sempre fatto in carriera, mangiando la polvere, se necessario. Una vita da mediano e da gregario, quando doveva salvare il Pisa o governare l’Ofi Creta in crisi finanziaria, non solo da scudiero di Totti e Del Piero al Mondiale 2006. Un sì immediato e quasi urlato a Buffon e Gravina. Una trattativa economica o la fiscalità croata non potevano certo fermarlo a un passo da Coverciano.
Gattuso, a settembre l’esordio con l’Italia
Debutterà il 5 settembre a Bergamo con l’Estonia, tre giorni dopo sul neutro di Decebren affronterà Israele e forse sapremo se diventerà contendibile il primo posto della Norvegia o se dovremo prepararci all’incubo di un nuovo playoff (marzo 2026): bucare il Mondiale per la terza volta di fila sarebbe una tragedia sportiva. Ecco perché ora è inutile parlare di opzione o di prolungamento biennale sino all’Europeo 2028. La stessa Federcalcio, appena passata da elezioni e in stato di crisi per i risultati della Nazionale, non può alzare lo sguardo oltre i prossimi otto-nove mesi. Che Rino ce la mandi buona.