In questi giorni di calcio per insonni, metronotte e vampirla numerosi lettori scrivono per chiedere se Gattuso è in grado di portarci al Mondiale potendo disporre di un gruppo - oltretutto ristretto - di giocatori «poco più che mediocri».
Che lo crediate o no, non facciamo così schifo, nonostante il calcio italiano si impegni da decenni a provare a peggiorare. Riuscendoci benissimo. Gente come Donnarumma, l'unico top, Bastoni, Barella, Calafiori, Tonali, Chiesa, Orsolini, Pellegrini, Buongiorno, Politano, Fagioli, Di Lorenzo, Kean (e Pio Esposito, mio pallino) non potrà vincerlo, il torneo, ma vale certamente un ottavo di finale.
Quando si parla di qualità, valori tecnici, l'esempio che porto spesso è quello dell'Europeo 2016: è l'Italia di Conte che contro la Germania di Neuer, Hummels, Kimmich, Khedira, Kroos, Özil, Müller, Gomez e Draxler uscì ai quarti, ma solo ai rigori, per l'imperizia di un paio dei nostri; era una squadra che presentava Florenzi, Parolo, Sturaro, Giaccherini, De Sciglio, Pelle, Eder, Zaza, tanti buoni giocatori, ma non più forti degli attuali.
A incidere moltissimo, nell'occasione, fu proprio Conte (e allora dobbiamo augurarci che Gattuso faccia altrettanto); Conte che quest'anno ha vinto lo scudetto con un gruppo che pensate da qui a fine agosto presenterà almeno dieci novità.
Significa qualcosa, secondo voi? Secondo me, sì, e tanto: c'erano almeno tre squadre più forti del Napoli, eppure... E il successo non è dipeso esclusivamente dall'assenza delle coppe.