Gli strani destini di Tudor e Chivu che si sono ritrovati al Mondiale per club in modo quasi casuale e ora sono già discussi per le prestazioni offerte da Juventus e Inter entrambe uscite agli ottavi di finale. La Juve, va detto, con un alibi più credibile: il Real Madrid. L’Inter decisamente meno. Fatto sta che entrambi si ritrovano a guidare due squadre che hanno preso in corsa. Tudor già da qualche mese e l’ha portata in Champions senza avere certezze sul futuro (le ha avute solo recentemente). Chivu è stato chiamato in fretta e furia perché l’Inter non sapeva come gestire la scelta saudita di Simone Inzaghi e il no del Como che non ha liberato Fabregas. In poche parole, Marotta non trovava un allenatore. Per il romeno ovviamente guidare i nerazzurri rappresenta l’occasione della vita ma di certo non gli si può imputare granché per le prestazioni offerte al Mondiale di Infantino. Men che meno per l’esplosione dello spogliatoio avvenuta in maniera roboante al termine di Fluminense-Inter, con Lautaro che parte all’attacco, Marotta che lo spalleggia e ci mette il carico, e dall’altra parte Calhanoglu che risponde e Thuram che va di like a sostegno. Un bell’ambientino, non c’è che dire. Una situazione che Chivu ha ereditato.
Una condizione particolare che si inserisce in una situazione generale surreale, figlia di un calendario astruso che ha piazzato tra giugno e luglio la nuova creatura della Fifa. Che si gioca alla fine della stagione ‘24-’25 e non ancora in quella ‘25-’26. Una sorta di terra di mezzo, senza confini chiari, dove a esempio Sané è sceso in campo negli ottavi di finale con il Bayern contro il Flamengo e poi ha salutato i vecchi compagni a cena e se n’è andato in Turchia perché il 1° luglio è cominciato il suo nuovo contratto con il Galatasaray. A Musiala, però, non hanno dato l’autorizzazione a giocare da subito con il 10 che Sané ha liberato al Bayern: anche la Fifa, quando vuole, segue l’ortodossia del pallone.
Tornando a Chivu, in un simile contesto c’è qualcuno che se la sente davvero di imputargli qualche responsabilità? Tra l’altro l’ex tecnico del Parma ci sembra uno cui non faccia difetto l’intelligenza. Ha troppa esperienza per non sapere che talvolta è meglio vestire i panni del tenente Colombo, far finta di non comprendere quel che sta avvenendo attorno a lui, invece di conquistarsi l’applauso facile con qualche uscita militaresca del tipo “qui comando io”. Anche a costo di recitare il ruolo dell’ospite d’onore. Come probabilmente qualcuno avrà pensato dopo aver ascoltato le sue timide parole sull’uscita di Lautaro. I panni sporchi si lavano in famiglia. Ha dato prova di maturità, esperienza e pazienza. E l’Inter sa quanto ce n’è bisogno nell’ambiente nerazzurro.
Poi, certo, ci sono anche casi diversi. Simone Inzaghi è subentrato al volo eppure il suo Al Hilal è la sorpresa del Mondiale per Club. Non a caso, infatti, il ct dell’Arabia Saudita Renard, con non poca malizia nei confronti di Simone, ci ha tenuto a precisare che buona parte del merito va attribuita a Jorge Jesus che ha allenato i sauditi per due anni. Xabi Alonso si colloca a metà strada. L’1-0 alla Juventus non è sufficiente per considerarlo già padrone del Madrid. Là gli allenatori cambiano ma la legge è sempre la stessa: o vinci, o vinci. Anche al Mondiale per club. Per Florentino i tornei vanno conquistati tutti. Sempre.