LOS ANGELES (Usa) - Che cosa lega un calciatore in rampa di lancio, una star della Golden Hollywood, un torero diventato chirurgo e una leggendaria famiglia di rugbisti? Un filo rosso ideale stringe tra loro queste stelle, lontane ma improbabilmente vicine. Addirittura parenti. Sembra una di quelle storie che Rita Hayworth avrebbe potuto portare sullo schermo - la signora di Siviglia, magari diretta dal secondo ex marito Orson Welles - e invece è tutto vero. E biografico. Lo sa bene Gonzalo Garcia, ventuno anni e il Real Madrid delle stelle, quelle dei campioni del pallone, praticamente ai suoi piedi. Tanto da scomodare paragoni importanti, vedi alla voce di Raul. «Essere accostato a lui è più di un complimento - ha confessato Gonzalo al Mondiale per Club, ricordando i due anni nelle giovanili - mi ha insegnato molto». Un predestinato con una curiosa storia famigliare alle spalle.
Gonzalo è il nipote di Rita Hayworth: la storia
Nato a Madrid il 24 marzo 2004, Gonzalo entra alla Fabrica e in blanco, colore del suo cuore, fa tutta la trafila. È Carlo Ancelotti a notarlo, tanto da farlo esordire con la prima squadra il 14 maggio scorso. Passano quattro giorni e Gonzalo serve il suo primo assist, a Bellingham, nel due a zero a Siviglia. Siviglia tornerà, non la dimenticate. Dicevamo. Gonzalo Garcia è un giovane di belle speranze e Xabi Alonso gli accorda il biglietto per il Mondiale statunitense. Qui il destino ci mette lo zampino: Mbappé viene ricoverato in ospedale per una gastroenterite acuta e il giovane di belle speranze si trasforma in una stella da red carpet nella stessa terra che, un secolo prima, aveva creato il mito della diva del cinema Rita Hayworth. Al secolo Margarita Carmen Cansino, figlia di Eduardo, ballerino di flamenco emigrato da Paradas, vicino Siviglia, negli Stati Uniti in cerca di fortuna. E se il nome non vi dice niente è perché non siete fan di Manuel Torres Cansino, cugino della Hayworth e nonno di Gonzalo. Ma soprattutto torero molto famoso negli anni Sessanta, prima che un’incornata di troppo mettesse fine alla sua carriera. E ne desse inizio a un’altra, in medicina. Intrecci, casualità, destino. C’è anche un’altra dinastia importante nell’albero genealogico del nuovo talento della Casa Blanca: la madre di Gonzalo è la sorella di Coco, David e Javier Torres Morotes, tre rugbisti leggendari che col Siviglia negli anni Novanta vinsero praticamente tutto. In famiglia la palla ovale ha la stessa importanza di quella tonda e da bambino anche Gonzalo stava per buttarsi nella mischia. Ma poi è arrivato il calcio.
Gonzalo, 4 gol e un assist al Mondiale per Club
Bella, affascinante, seducente. Si dice che gli americani misero l’immagine di Rita Hayworth sulla bomba atomica fatta detonare sull’atollo di Bikini e chiamata Gilda in onore all’omonimo film che la rese celebre. La storia non piacque all’attrice ma la sgradevole leggenda rimase, tanto che l’espressione “bomba” riferita a una bella donna pare venga da qui. Gonzalo non è però un divo come la prozia: si descrive come un ragazzo timido, molto concentrato sulla sua carriera e con una routine disciplinata. Sui social la vita privata è ridotta a zero: solo foto di campo, esultanze e compagni. A ventuno anni Gonzalo ha sfruttato la sua chance: quattro gol e un assist in cinque partite al Mondiale per Club. Quando segna, è decisivo. Quando non segna, assiste. Ma ormai le luci della ribalta sono fisse su di lui: il Madrid ha trovato il vice Mbappé che cercava. E forse anche di più. «Vince chi gioca una giusta partita, e non l’abbandona», dice Orson Welles a Rita Hayworth ne La signora di Shanghai. Quasi ottant’anni dopo, Gonzalo la sua l’ha appena iniziata.