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Chelsea-Psg, spocchia francese e genio italiano

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Chelsea-Psg, spocchia francese e genio italiano EPA
Leggi il commento al successo degli uomini di Maresca nel Mondiale per club

La spocchia francese mai vista e nemmeno immaginata contro l’Inter nella finale di Champions, contro il Bayern nei quarti di finale di questo Mondiale, né contro il Real Madrid nella semifinale (parziale di 11-0 per i parigini) è riaffiorata tutta insieme nell’ultimo atto americano e il Psg ha pagato dazio (c’era Trump in tribuna...). Pensava di farne un boccone solo del Chelsea e nemmeno i primi 10 minuti arrembanti dei londinesi hanno fatto scattare l’allarme in casa parigina. Tre a zero alla fine del primo tempo, imprendibile il 10 degli inglesi, Cole Palmer, con doppietta, assist, giocate straordinarie compreso un tunnel di tacco a Fabian Ruiz, inguardabile il 10 dei francesi, Ousmane Dembelé, uno dei candidati per il prossimo Pallone d’Oro.

Non vorremmo esagerare, ma una certa sensazione ci induce a soffermarsi sul futuro di uno dei due italiani di questa finale. Non Gigio Donnarumma, infilato due volte nello stesso angolino e una volta con un pallonetto, ma Enzo Maresca, allenatore del Chelsea, il ragazzo di Pontecagnano Faiano che in un derby di diversi anni fa segnò un gol da juventino al Toro e partì di corsa facendo le corna ai granata. Allena come responsabile tecnico dal 2021, poco più di una dozzina di partite sulla panchina del Parma, poi ha fatto di nuovo il collaboratore ma di Guardiola al Manchester City (gli avrà rubato di tutto), ed è ripartito col Leicester, la squadra della leggenda di Ranieri, riportandolo in Premier League. È andato al Chelsea e in questa stagione ha conquistato il quarto posto in Premier e la Conference League.

Ora il Mondiale per club. Come Ancelotti, come Ranieri, la sua figura internazionale è quanto meno un piccolo orgoglio per l’Italia. È presto per immaginarlo al livello dei più grandi, ma ieri ha trovato il modo di inaridire quella fantastica macchina da gol del Psg, ha tolto l’iniziativa a Luis Enrique, ha accelerato e rallentato a proprio piacimento. Nonostante la maturazione straniera (è stato anche al Siviglia e al West Ham), a Maresca è rimasto anche qualcosa (forse più di qualcosa) di italiano, quel senso di astuzia per il modo di colpire nel punto debole degli avversari (alla sinistra dei francesi) partendo in contropiede e quella capacità di difendersi (anche a cinque, anche soffrendo) quando la pressione dei campioni d’Europa si era fatta più insistente. Non un calcio da scienziato, ma semplice, efficace, diretto: il Psg attaccava subito il portiere con gli scatti di Dembelé e Doué? Nessun problema, Sanchez rilanciava lungo su Palmer o Joao Pedro, così la pressione francese non dava i consueti risultati. Insomma, c’erano un ragionamento, uno studio, un’attenzione particolare alle caratteristiche degli avversari.

Il Paris ha giocato snobbando il Chelsea, sicuro della sua conclamata qualità, certo che prima o poi la propria tecnica, con tutta quella abbondanza di campioni, avrebbe ripreso la partita. Dopo Ligue 1, Coppa di Francia, Supercoppa di Francia e Champions League, voleva la cinquina, invece dovrà accontentarsi del poker. Solo una volta, in tutta la sua stagione, aveva preso tre gol, nel ritorno dei quarti di finale di Champions a Birmingham contro l’Aston Villa finito 3-2 per gli inglesi, ma all’andata il Psg aveva vinto 3-1. Ieri, dopo un lungo viaggio da extraterrestre, è tornato sulla terra e non è stato un atterraggio morbido. Con gli schiaffoni di Luis Enrique e Donnarumma. Non si perde così.

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