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Panama mondiale fa festa con un manager italiano

AP
Roberto Ottaviani da quattro anni lavora sul calcio panamense e gestisce tre nazionali che andranno in Russia: Arroyo, Davis e Barcenas

ROMA - C’è un manager italiano che può sorridere per l’impresa di Panama, per la prima volta ad un Mondiale: è Roberto Ottaviani, vecchia conoscenza dei settori giovanili nazionali, colui che gestisce l’attaccante del Frosinone Federico Dionisi, che è stato protagonista “silenzioso” delle ultime due sessioni di mercato con diverse richieste in serie A rimaste inevase per la volontà del presidente Stirpe e del ds Giannitti di non muoverlo. Bene, Roberto Ottaviani nel 2013 (c’era Pietro Leonardi a Parma), portò in Emilia il giovanissimo Jorman Aguilar, ala sinistra allora diciannovenne: non sbocciò a Parma, lo ha fatto nell’Olhanense tre anni dopo. «Il mio canale con Panama si è aperto allora - racconta Ottaviani - e ho cominciato a fare un lavoro andando in controtendenza rispetto alle scelte di altri colleghi che vanno su grandi numeri». Da allora nel portafoglio di questo manager italiano sono entrati nove giocatori panamensi. E tre di quei sono in pianta stabile nella nazionale che ha conquistato il Mondiale del 2018 in Russia. Non solo, due erano in campo l’altra notte nell’impresa con il Costarica: Barcenas ha giocato tutta la gara, Arroyo è subentrato. «La nazionale panamense è una squadra esperta con una media età molto alta - spiega Ottaviani - questi ragazzi hanno riempito il serbatoio a disposizione del ct Gomez».

Eric Davis è un terzino sinistro e gioca in Slovacchia nel DAC: è uno dei tre giocatori di punta di quel campionato e ha 26 anni. Gli altri due di anni ne hanno 24: Arroyo è l’attaccante dopo un’esperienza in Europa è nel Danubio, Barcenas il centrocampista dei messicani Cafetaleros. «Panama è un Paese in espansione - racconta Ottaviani - unisce quattro razze, ha un canale che mette in contatto due mondi, il Pacifico e l’Atlantico, generando una speciale suggestione.E i calciatori hanno straordinaria adattabilità con l’Europa e una gran voglia di arrivare. Pensate che Arroyo tra sei-otto mesi diventerà italiano: ha un trisavolo nato e vissuto da noi. Credo che in questo risultato ci siano anche un lavoro e una programmazione di uno Stato in salute che in proporzione con le dimensioni sullo sviluppo va sempre in doppia cifra e ha un posto nella Top 10 mondiale».

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