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Tra mezzo secolo si ricorderanno ancora della loro Corea

A un certo punto, con la Svezia sopra di tre gol sul Messico e prima nel girone, qualcuno in redazione aveva suggerito di azzardare un fondo alla Cuore e titolarlo “Scusaci, Gian Piero”. Troppo, nel giorno in cui la Germania campione del mondo si è fatta fuori da sola sbattendo contro una Corea il cui unico obiettivo era evitare il servizio militare a Son: non escludo che il presidente Moon chiuda un occhio e riformi l’autore del 2-0.

Pancia piena e testa vuota, la combinazione maledetta che ha azzerato la nazionale di Löw, selezionatore da una dozzina di anni, incapace nell’occasione di allestire una squadra presentabile.

Sconclusionata e inoffensiva, la Germania è stata giustamente sconfitta anche nel gioco dal Messico; ha superato la Svezia al 95’ dopo aver concesso cinque palle gol agli avversari ai quali era stato negato un rigore grande come una casa; infine ha conosciuto l’umiliazione sudcoreana sublimata dalla seconda rete: la porta lasciata libera da Neuer avanzato a centrocampo per inseguire l’illusione. Tutto così poco tedesco. Le è capitato qualcosa di intollerabile e assai simile a ciò che ci toccò in Brasile quattro anni fa quando fummo battuti da Costa Rica e Uruguay dopo il 2-1 all’Inghilterra.

In Russia Löw ha provato a puntare di nuovo sui più rodati, da Hummels e Khedira a Kroos e Özil, da Marione Gomez all’impalpabile Müller; con qualche capriola tattica più del dovuto ha buttato nella mischia Goretzka e Brandt, Süle e Werner, ma non c‘è stato nulla da fare: il fallimento si è incredibilmente consumato. Löw passerà i prossimi giorni a rimpiangere le mancate dimissioni dopo il trionfo di Rio. Pancia piena e testa vuota, già: e l’avventura dei tedeschi è finita: certo, se fossimo i dirigenti del Bayern qualche domandina ce la porremmo, in particolare proiettandoci sulla prossima stagione. Fatti loro comunque, noi di problemi e interrogativi irrisolti ne abbiamo in quantità industriale: li aspettiamo comunque tra Riccione e Cattolica. Per dirla alla Maurizio Zanfanti detto Zanza, leggenda della Romagna: "Wir sehen uns am Strand".

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