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Il racconto dei soccorsi al giornalista morto ai Mondiali: il mistero del defibrillatore

Getty Images

La testimonianza di un collega presente in sala stampa al momento del malore fatale a Grant Wahl, che ha perso la vita nello stadio di Losail dove stava seguendo la sfida tra Olanda e Argentina

DOHA (QATAR) - Spuntano nuovi dettagli sulla drammatica morte di Grant Whal, 48enne giornalista statunitense che ha perso la vita dopo aver accusato un malore nella sala stampa dello stadio di Lusail in Qatar, dove sta seguendo per la Cbs la sfida degli ottavi di finale dei Mondiali tra Olanda e Argentina (vinta ai rigori dalla 'Seleccion').

La testimonianza

A raccontare quei tracigi momenti è Josh Glancy, giornalistica britannico di 'The Times' e testimone diretto della scena che ha spiegato come i medici siano arrivati velocemente sul posto ma non hanno utilizzato il defibrillatore. "Perché non c'era un defibrillatore? - si chiede Glancy -. Questa era la domanda che continuavamo a farci, mentre i medici eseguivano la rianimazione cardiorespiratoria senza successo". Predentemente arrestato e trattenuto in Qatar per aver indossato una maglietta arcobaleno a sostenere dei diritti LGBT+ (in occasione della partita tra Stati Uniti e Galles), dopo i primi soccorsi Whal è stato comunque trasportato all'Hamad Hospital (sembra con un veicolo Uber) ma è arrivato quando ormai non c'era più niente da fare. Nel frattempo fanno ancora 'rumore' le parole del fratello Eric, secondo cui il celebre giornalista sportivo americano (ricordato in queste ore anche da LeBron James) aveva ricevuto minacce di morte e potrebbe essere stato ucciso.

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