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Tchouameni il cyborg, un po’ Pogba e un po’ Kanté

Nella Francia che sfiderà il Marocco nelle semifinali dei Mondiali c’è un figlio dell’Africa diventato già una star: dopo aver stregato Ancelotti nel Real ha conquistato anche Deschamps

Predestinato fino a un certo punto, visto che tutto ciò che Aurelien Tchouameni finora ha ottenuto se l’è meritato, ampiamente, sul campo. Non ha bruciato le tappe e forse è questo il segreto del suo successo sia con il Real Madrid che con la Francia. È diventato un insostituibile di Deschamps per le sue caratteristiche fisiche e tecniche. Ha tappato buchi, ha messo sostanza e contro l’Inghilterra, nei quarti, ha pure segnato un gran gol da fuori area.

Mister 80 milioni

Il 27 gennaio del 2000 i genitori, di origini camerunesi, vivevano a Rouen, in Normandia, quando è nato. Un anno dopo papà Fernand, dirigente nell’industria farmaceutica, s’è dovuto però trasferire a Digione e nel 2005 a Bordeaux, dove il piccolo Auré (con rigorosa pronuncia francese) ha iniziato a tirare i primi calci ad un pallone, ma da attaccante. Tanto che a 6 anni i Girondins l’avrebbero già voluto nelle loro scuole calcio ricevendo un secco no da parte della famiglia. «Deve divertirsi» dicevano. E Aurelien s’è divertito fino a 11 anni, quando poi ha iniziato a fare sul serio. A 17 ha debuttato in Ligue 1 con il Bordeaux: era ancora acerbo, ma dimostrava grandi doti in cui prima il Monaco e poi il Real Madrid hanno creduto senza esitare. Nell’ultimo anno e mezzo, la svolta della sua carriera. La convocazione in nazionale, la corte del Psg e il canto da ‘sirena’ del suo amico Mbappé, che l’avrebbe voluto portare a Parigi. Più forte, però, è stata la chiamata della Casa Blanca, che per averlo ha versato 80 milioni nelle casse dei monegaschi.

Compiti ingrati

Ci vuole il fisico, ci vuole la testa e ci vogliono anche dei grossi attributi per essere Tchouameni. Non solo per dimostrare di valere la cifra pagata, ma anche perché il ragazzone franco-camerunese s’è trovato a dover svolgere compiti sulla carta impensabili per un ragazzo appena arrivato su palcoscenici importanti. A Madrid ha dovuto sostituire un totem come Casemiro, partito per il Manchester United, nel trio di centrocampo con Modric e Kroos. L’ha fatto in modo esemplare e almeno fino ad oggi, dalle parti del Bernabeu, il brasiliano non è stato ancora rimpianto. Compito ancor più difficile quello in nazionale, dove alla Francia sono mancati in un colpo solo Kanté e Pogba, il duo che aveva fatto la differenza 4 anni fa in Russia. Tchouameni non è né l’uno né l’altro, ma allo stesso tempo ha un pizzico di Kanté e un po' di Pogba nel suo bagaglio tecnico. Ha la fame del centrocampista del Chelsea e la presenza fisica dello juventino, ma soprattutto ha ancora enormi margini di miglioramento. Tanto è bastato a Deschamps per fidarsi ciecamente di lui in quel centrocampo inventato per il Mondiale con Rabiot e Griezmann. Se poi, all’utilità tattica ci aggiunge anche i gol, come quello all’Inghilterra, allora il gioco è fatto. Ancelotti e Deschamps potranno prendersi il merito di aver progettato e migliorato un cyborg perfetto. Eto’o, presidente della federcalcio camerunese, aveva provato a convincerlo a scegliere la nazionale dei suoi genitori prima che fosse chiamato dalla Francia, ma Auré si sente francese, è nato in Normandia e ha fatto tutta la trafila tra le giovanili dei Bleus. Con l’Under21, che da quelle parti chiamano ‘Espoirs’, le speranze, ha giocato solo 4 partite. Abbastanza per convincere Deschamps a puntare su di lui, per necessità, ma allo stesso tempo per evidenti meriti sportivi. Senza pentirsene affatto.

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