In questo quadro, il giorno dopo l’apoteosi di Torino, il tweet che conferma la permanenza di Antonio Conte alla Juve per l’anno residuo di contratto già in essere ha uno strano sapore. E se invece dello stringato messaggio social fosse stata messa in rete la foto finale del lungo incontro tra il presidente Agnelli e l’allenatore bianconero sarebbe stato evidente il loro sorriso sardonico. Perché c’è qualcosa di forzato nella soluzione di compromesso trovata dalle parti: in capo a settimane di messaggi sempre più espliciti, da una parte e dall’altra («Così non siamo da Champions», «Qui nessuno è indispensabile»), è chiaro come la società non volesse andare avanti un solo giorno di più in questo abbraccio trasformatosi in una prova di forza. Conte per parte sua, dopo la straordinaria prova di affetto del popolo juventino in suo favore, deve aver compreso che tenere alta l’asticella a tutti i costi ne avrebbe fiaccato immagine e ragioni. Nessuno aveva interesse a una separazione per colpa.
Da qui questo punto di caduta, che non sembra il massimo per l’assalto alla Champions che la Juve e Conte hanno come prossimo obiettivo, questo sì comune. Per questo crediamo che, spenti i fari sulla vicenda, magari quando l’attenzione degli sportivi italiani sarà rivolta al Mondiale (la cui breve marcia azzurra di avvicinamento parte oggi da Coverciano) in casa bianconera sapranno riprendere il filo del discorso, per non trovarsi all’inizio della nuova avventura con un allenatore tanto amato, tanto vincente, tanto juventino ma depotenziato da una data su un contratto.