Sette a uno: mai una squadra italiana aveva perso in modo così pesante in casa nella storia delle coppe. Né avevamo mai preso cinque gol in un solo tempo. In compenso, ci era riuscito Rudi Garcia quando allenava il Lilla, esattamente due anni fa: l’avversario, guarda caso, era sempre il Bayern (ma si giocava a Monaco e, alla fine, il risultato fu sei a uno). Sono i numeri di una catastrofe.
C’è modo e modo di cadere. La Roma non ha scelto il peggiore: è andata oltre. Ci sono momenti, partite, situazioni nelle quali non si può perdere la testa: i giallorossi, ieri, l’hanno fatto. Hanno sbagliato i giocatori, ma stavolta ha sbagliato anche quello che fino a ieri è stato il loro grande condottiero, e sicuramente tornerà a esserlo da oggi: Rudi Garcia.
Non si dica, ora, che il Bayern è troppo forte, e che questo è il motivo del sette a uno. Il Bayern è indiscutibilmente forte, fortissimo, di sicuro più forte della Roma e di ogni altra squadra a parte, diremmo, Real e Barcellona, con le quali la contesa è alla pari. Ma ciò non basta a giustificare un risultato tanto pesante, un’umiliazione indimenticabile: se la distanza tra Bayern e Roma è di sei gol, allora i tedeschi dovrebbero segnare almeno dieci reti a quasi tutte le avversarie. Garcia, che ci ha messo la faccia e si è assunto ogni colpa, ha parlato di errori soprattutto tattici. A noi il crollo è sembrato principalmente mentale: presi i primi due gol, i giallorossi hanno smesso di ragionare. E sono andati al massacro.
Sette a uno. Eppure c’è qualcuno, vestito di giallorosso, che in questa notte maledetta ha vinto: i tifosi della Roma. Che alla fine hanno chiamato i giocatori sotto la curva, li hanno applauditi e rincuorati, hanno cantato “vinceremo il tricolor”. Ci sono tanti momenti in cui le nostre bistrattate curve insegnano cosa sia lo sport e gli danno un senso: ieri notte, all’Olimpico, è successo.