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Jacobelli: «Sarri e Mancini, una sconfitta per due»

La lite fra gli allenatori di Napoli ed Inter è un’altra amara sconfitta per chi pensa che un altro calcio sia possibile

ROMA - Da qualunque parte la si guardi, in questo Paese sempre pronto a dividersi su tutto, la lite fra Sarri e Mancini è, invece, un’altra, amara sconfitta per chi pensa che un altro calcio sia possibile.

1) Perché non è vero che "queste sono cose che devono rimanere in campo” e tanto peggio se il quarto uomo è lì accanto e non dice nulla.
2) Perché sarebbe ora di piantarla con l'alibi: “In campo ci si dice di tutto” e, quindi ci si può dire di tutto, sempre e comunque. Così facendo, in questi anni i cori razzisti dagli spalti sono diventati "momenti di folclore”; gli interventi spaccagambe vengono etichettati come malaugurati “inconvenienti che fanno parte dei rischi del mestiere”; gli epiteti razzisti rivolti da un giocatore all’altro,sono catalogati come semplici “sfoghi" dovuti alla trance agonistica; "i giocatori extracomunitari mangiavano le banane prima di venire in Italia”; il calcio femminile “è un affare di quattro lesbiche” e via edulcorando, scolorendo, banalizzando ciò che, al contrario, non deve mai essere edulcorato, scolorito, banalizzato.
3) Perché non soltanto sono intollerabili gli insulti omofobi, ma sono intollerabili TUTTI gli insulti: come “vecchio cazzone", ad esempio, rivolto da Mancini a Sarri, secondo quanto ha riferito Sarri.
4) Perché nessuno può scagliare mai la prima pietra. A cominciare da Mancini, che definì “uno sfottò” un rivoltante striscione razzista contro i napoletani inalberato da gentiluomini travestiti da tifosi interisti. Così come irripetibili e irriferibili sono gli insulti riservati da altrettanti gentiluomini travestiti da tifosi napoletani all’’indirizzo degli interisti. E se allarghiamo lo spettro del lessico da stadio ad altre confraternite, facciamo notte.
5) Perché l’età non può essere mai un alibi per insultare il prossimo. Già che ci siamo, non è vero come afferma Mancini, che Sarri abbia 60 anni, avendone appena compiuti 57 il 10 gennaio scorso e avendo quindi soltanto 5 anni 10 mesi e 17 giorni in più rispetto al collega, un signore che nel calcio al massimo livello ci sta da quando ne aveva 16 e debuttò in serie A (13 settembre 1981, Bologna-Cagliari 1-1).
6) Perché, se nei giorni scorsi, l’ingiuria è stata depenalizzata da uno Stato debole, questo non significa che si possa ingiuriare liberamente il prossimo, dentro o fuori dal campo o anche a bordo campo.
7) Perché è inutile predicare il rispetto, la lealtà, il fair play; è inutile assegnare il cartellino verde in serie B, se in serie A è sempre il tempo del cartellino rosso. E anche in Coppa Italia.

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