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Inter, le ragioni di una disfatta

LaPresse/Spada

Le scelte di Mancini e 20 minuti da squadra di ragazzi

MILANO - I derby si giocano come l’ha giocato il Milan. Con rabbia, forza, intensità, ritmo, ma senza perdere mai l’orientamento, senza fermarsi mai. Non si giocano come ha fatto l’Inter negli ultimi 20 minuti, quando è crollata di colpo dopo il rigore sbagliato da Icardi. C’erano ancora 20', poteva succedere di tutto e invece l’Inter è franata, lasciando una terribile impressione. Ha vinto solo una delle ultime 6 partite di campionato, Mancini è stato espulso per la terza volta in questa stagione, non ha più la miglior difesa del campionato (17 gol subiti contro i 15 della Juventus), ha perso il terzo posto, la Roma è a 3 punti e il Milan a 5. Insomma, la crisi è evidente e, se ci limitiamo al derby, quasi impossibile da giustificare. Si può invece spiegare la sconfitta con un finale assurdo, da squadra di ragazzi, e con le scelte di Mancini che ha piazzato Juan Jesus su Honda e ha perso tutta la fascia perché il giapponese ha giocato una delle sue migliori partite da quando è in Italia umiliando il brasiliano che aveva al braccio la fascia di capitano dell’Inter. Ha messo Santon che non giocava da oltre tre mesi e nel finale ha perso anche la palla del terzo gol.

Il Milan è in crescita, o almeno è un Milan molto diverso da quello di Empoli e da quello di Coppa Italia contro l’Alessandria. Ha giocato con la faccia da cattivo, non ha lasciato spazi all’Inter. Honda, come detto, è stato fantastico, ma quasi al suo livello anche Kucka, Abate e il secondo tempo travolgente di Niang (assist e gol). I rossoneri hanno perso solo una delle ultime nove gare di campionato (4 vittorie e 4 pareggi), ora sembrano più sicuri, più convinti, di sicuro hanno una grande voglia di rifarsi. Sono diventati anche più concreti: hanno segnato 3 gol con 5 tiri nello specchio della porta e il bomber principe, Carlos Bacca, per la nona volta su 10 partite di Serie A in cui è entrato nel tabellino dei marcatori, ha segnato con il suo primo tiro nello specchio. Un cecchino.

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