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Capello attacca l'Aia: «Gli arbitri vengono obbligati a mentire»

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L'ex ct della Russia: «In Italia ci sono tante simulazioni perché vengono premiate»

ROMA - "Racconto un aneddoto, Roma-Atalanta di qualche anno fa: parte una parola dalla panchina, l'arbitro Trentalange viene verso di me e mi caccia. Io dico 'guardi che non sono stato io, non ho detto nulla', poi sono stato allontanato. Ho fatto opposizione tramite la giustizia sportiva, l'arbitro è stato interpellato successivamente e ha confermato che ero stato io. Mi sono beccato un turno di squalifica e otto mila euro di multa. Perché è accaduto così? Perché voi li obbligate a dire delle bugie". Chiaro e diretto come sempre, Fabio Capello critica l'operato dell'Aia. Ad Amalfi, durante l’edizione 2016 del “Premio Football Leader", l'ex ct della Russia dichiara inoltre: "Vi chiedete perché in Italia ci sono tante simulazioni? Perché le premiate, un calciatore va a terra e viene premiato con un fallo a favore. Io vado in giro per il mondo, il calcio deve essere anche agonismo e in Italia stiamo perdendo questo aspetto". Poi un pensiero sulla moviola in campo: "Un tecnico lavora un anno intero, poi viene punito da un errore arbitrale. Al Mondiale con l'Inghilterra sono andato a casa per un errore simile. Il calcio va sempre più veloce, però poi la tecnologia non viene applicata".

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