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Cutrone, perché non credere a un ragazzo?

Getty Images

Cutrone sarà probabilmente squalificato per condotta antisportiva. Se ne farà - e ce ne faremo - una ragione. Ieri su Instagram ha pubblicato poche righe con le quali ha voluto riaffermare la sua buonafede, la sua onestà. Non ha chiesto scusa, non ha cercato indulgenze di vario genere. Non sarebbe servito.

Conoscendolo e avendo parlato spesso di lui con Filippo Galli che cura il settore giovanile del Milan, gli ho creduto fin dal primo momento, anche quando a fine partita ha tentato di spiegare a Simone Inzaghi di non essersi accorto del tocco con l’avambraccio.

Patrick ha vent’anni, li ha appena compiuti, è ancora sano, genuino, e forte della determinazione con la quale insegue il sogno. Migliorare, crescere, arrivare, soprattutto giocare: questo pretende solo da se stesso.

Mi piace avere fiducia nei giovani, che non sono tutti uguali o sbagliati. Se Patrick si fosse scusato pubblicamente confessando la “furbata” non avrei speso neppure una parola in sua difesa.

Viviamo tempi assurdi anche calcisticamente, tempi che si prendono tutto, anche le buone intenzioni, perché non provare a sciogliere il nodo della diffidenza con una visione assai più mobile e incerta delle cose?

Capisco - e lo sottolineo - Inzaghi e i tifosi laziali che negli ultimi mesi hanno subìto di tutto. Ne comprendo l'irritazione. Squalifichino pure Cutrone, prevalgano l’omologazione e la teoria del “tanto sono tutti uguali, i calciatori fanno sempre i furbi anche davanti a venti telecamere”.

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