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Juventus e Napoli, un testa a testa fantastico aspettando il 22 aprile

GIANLUCA MOSCA
Leggi l'editoriale del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio

ROMA - Adda passà ‘a nuttata, deve passare la nottata, diceva il grande Eduardo De Filippo nella sua Napoli milionaria. La nottata, con i cinque punti persi nei confronti della Juve, è passata per il Napoli di Sarri, che ha battuto il Genoa e riaperto un campionato che troppi davano per finito. Lo 0-0 di Ferrara ha invece dato slancio a Mertens e compagni che, soffrendo e sbuffando contro un avversario votato soltanto alla difesa, sono stati capaci di aprire la partita con un colpo di testa di Albiol, rimettendosi a meno due dai bianconeri. Insomma, la corsa non è chiusa e proprio il modo con cui il Napoli ha vinto - con la grinta stavolta più ancora che col gioco - autorizza Sarri a crederci. Perché, paradossalmente, era proprio questo che molti chiedevano agli azzurri: di vincere una partita “sporca”, esattamente come sanno fare le grandi squadre. La certezza è che assisteremo a un finale combattuto, con lo scontro diretto del 22 aprile che tornerà ad essere comunque un faccia a faccia di grandi contenuti. E di fronte a una Juve strepitosa, che sta superando se stessa, c’è comunque un’avversaria che merita il massimo rispetto.

Anche la corsa Champions promette di essere appassionante e incerta sino alla fine. All’ora di pranzo ci ha pensato Icardi a mettere il primo sigillo su una domenica in cui solo la Lazio ha rallentato la corsa. I quattro gol dell’argentino sono lì a confermare tutto il suo valore, ancora più evidente in relazione alla giovane età e al bilancio personale già raggiunto. Pochi grandi, autentici miti ad esempio come Meazza o Piola, avevano segnato 100 reti in serie A più giovani di lui. Icardi rappresenta forse l’ultimo centravanti classico in un calcio che ha forzato la trasformazione dell’uomo d’area di rigore. Dal finto 9 al centravanti di movimento, ormai tutti si attrezzano per partecipare al gioco, perché in molti casi non basta più la produzione realizzativa. Che però, nel suo caso, è talmente alta da giustificare quell’unico pensiero: farsi trovare pronto in area di rigore per raccogliere il pallone giusto. È stata la giornata dei centravanti anche per il Milan, con Cutrone e André Silva che hanno permesso a Gattuso di battere il Chievo e andare incontro ai giorni decisivi della sua avventura rossonera. Non solo perché approfittando della sosta quasi sicuramente firmerà il contratto per il prossimo anno, ma anche perché dovrà anche preparare i momenti in cui si deciderà tutto sulla possibile rinncorsa Champions.

Alla ripresa il Milan affronterà in poche ore Juventus e Inter e si capirà - tutto o niente - se davvero il Milan potrà tentare realmente un recupero prodigioso. Dopo aver timbrato le rispettive pratiche in Coppa, Di Francesco e Inzaghi hanno avuto una diversa risposta in campionato. Il romanista è ormai una garanzia anche nella capacità di saper leggere il futuro. Dopo aver pronosticato il gol di Dzeko contro lo Shakhtar, Di Francesco si è ripetuto, annunciando la retedi El Shaarawy. Non solo fortuna, ma il segno tangibile di una perfetta conoscenza degli umori dello spogliatoio. Merito del tecnico è di aver portato la squadra al massimo della condizione nel momento migliore e di tenere, come è successo anche con il turn over massiccio di ieri, tutti dentro al progetto. Stupisce, in questa situazione, la difficoltà di Schick nel trovare spazio, dall’inizio o a gara cominciata.

Se ne parla poco, perché è il momento delle luci e non certo delle ombre, ma tutto questo conferma il carattere - anche duro - di un tecnico che giustamente mette l’interesse generale davanti a tutto. Bloccata da un buon Bologna, la Lazio è ora costretta ad inseguire. A fare da cornice la protesta dei tifosi, che non dimenticano i torti subìti dalla gestione del Var, amplificati anzi da una giornata in cui tanti arbitri sono andati a verificare davanti al monitor. Perché, si chiede il popolo biancoceleste, con la Lazio non è successo? Fondamentali le vittorie dell’Atalanta, di un Cagliari capace di mettere la freccia addirittura nei minuti di recupero e di una Fiorentina che dopo aver vissuto la tragedia Astori sta dimostrando compattezza, carattere e qualità tecniche sottovalutate. L’annuncio che la società non è più in vendita - o comunque si tratta di un’intenzione non più attuale - è un segnale importantissimo per il futuro. Con i Della Valle sono arrivate qualificazioni europee in serie e - non bisogna dimenticarlo - giocatori come Toni e Mutu, Cuadrado e Jovetic, per fare soltanto alcuni nomi. E Pioli è l’allenatore ideale per valorizzare ancora di più progetti di campioni come Chiesa.

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