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L’anti-Juve? Sempre l’Inter

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Quasi nessuno, incontrandomi, mi chiede più come sto, anche se l’età (mia) dovrebbe suscitare un minimo formalissimo interessamento. No. “Chi può battere la Juve? Vincerà anche quest’anno?”. Anche le belle donne che un tempo mi agganciavano con discorsi vaghi e sapevo dove s’andava a parare adesso mi chiedono della Juve. Direte voi: normale, ormai servi al massimo come oracolo, alle confessioni di un ottuagenario. E allora vi dico: la Juventus ne ha fatti 121 ieri, di anni, e nonostante la chiamino Vecchia Signora è l’Eterna Giovinezza, la squadra che sempre si rinnova, cinicamente, e rinnova il suo popolo. Come se l’avesse calcolato da sempre, il ciclico ritorno alla vittoria con pause mai troppo mortificanti. Quella di oggi è la stessa degli anni Trenta, dei cinque scudetti consecutivi che furono cantati da aedi leggendari disinteressati alle formule di gioco, piuttosto all’eleganza di Renato Cesarini, al violino di Raimundo Orsi, alla cicatrice di Highbury di Luisito Monti.

Cinica anche allora - dicevo - secondo la formula “non t’allargare troppo, noi siamo gli Agnelli”. Al povero Carcano che aveva vinto quattro scudetti consecutivi - ed era notoriamente omosessuale ma così bravo che andava bene anche ai fascisti - l’hanno cacciato mentre stava vincendo il quinto accusandolo di vita scandalosa, e peggio che non dico. “Non t’allargare, noi siamo gli Agnelli”. In Fiat ha resistito l’ingegner Valletta che gli ha ridato fama e ricchezza, in Juve solo Boniperti finché è vissuto l’Avvocato. Via tutti i vincitori, quelli del Mundial che credevano di essere dei, eppoi Baggio, Montezemolo, Del Piero, Giraudo e Moggi quando Elkann ha capito il loro disegno, e Conte, e Marotta. Si vince anche così con un’autostima feroce che la fece definire anche Signora Omicidi quando era in mano a due sorridenti, Boniperti e Trapattoni.

Ma tu - mi direte - quando ti chiedono chi potrà batterla gli racconti la storia degli Agnelli o gli dai una risposta? “Inter” - dico sempre; e scappo, per non dover dare le spiegazioni che darò a voi. “Inter”, e scappo, ma faccio in tempo a sentire commenti sempre uguali. C’è chi dice “è il più competente, mi fido”; c’é chi dice “è rincoglionito”, come dite voi in questo momento, amici napoletani, voi che siete nemici della Juve come dieci anni fa la Roma, vent’anni fa la Fiorentina, odio puro ma occasionale.

L’Inter è la Nemica Carissima, con trascorsi velenosi, scontri durissimi, sfide che han fatto dire a Brera che quando la Signora incontra la Beneamata si dice Derby d’Italia. Odio alla panna, anche nei momenti più difficili quando - me l’ha detto Massimo Moratti e l’ho scritto - “eravamo amici di famiglia fin da ragazzi e si continuava a frequentar casa, a cenare insieme”. Aristocratici, c’è poco da fare. Il loro sogno era essere Real e Barça, vincitori a turno; hanno fatto buon viso al bel gioco del Grande Torino, cercando di comprargli i giocatori (Valentino stava accettando i milioni di Masseroni), hanno accettato incursioni varie tipo Fiorentina, Bologna, Lazio, Cagliari, Roma, Verona, Samp (e chi dimentico?), fino alla gran rottura di quel Berlusconi - ma chi crede di essere - che ha richiamato l’alleanza di famiglia, di censo, di sangue. Inutilmente, fino a quando Silvio si è ritirato per Piersilvio e si è capito che le Grandi Famiglie sono due, due i Grandi Nemici. Juve & Inter. L’Inter è già seconda, ho scommesso con un lettore che vincerà lo scudetto. Ci ho messo 100 euro. E alla domanda “ chi può battere la Juve?” rispondo ancora “Inter”. Rincoglionito. Ma più sereno.

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