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Campioni anche di sofferenza

Getty Images

Filotto, come a biliardo. L’ottavo scudetto di fila la Juve ce l’ha già in tasca: potrà festeggiarlo intorno a Pasqua. Il colpo che ha abbattuto tutti i birilli, naturalmente a Napoli e naturalmente con polemiche per l’espulsione dopo meno di mezz’ora di Meret (non ha toccato Ronaldo: ma in terza pagina il nostro Pinna fornisce la spiegazione che convince i più); con polemiche, dicevo, e risse non solo verbali e una larga distribuzione di cartellini e insomma con Rocchi, il nostro arbitro all’ultimo Mondiale, dentro un inferno, il solito inferno di Napoli-Juve.
Filotto, otto scudetti di fila, con una partita di notevole sofferenza, in particolare nella ripresa quando il Napoli ha dato il meglio di sé togliendo palloni, spazio e ossigeno alla Juve, incapace di ripartire.
Filotto al termine della settimana più scabrosa per Allegri che - secondo fonti autorevoli - avrebbe addirittura e incredibilmente minacciato le dimissioni; non a caso venerdì, prima di partire per una breve vacanza nella Penisola araba, Andrea Agnelli ha annullato tutti gli impegni extra-Juve per incontrare il tecnico e aggiustare almeno temporaneamente le cose: il ritorno con l’Atletico quale spartiacque non solo della stagione, ma di un ciclo assolutamente eccezionale.
Assegnato lo scudetto, da qui a fine maggio ci restano la corsa alla Champions, vivacissima, e all’Europa League e la lotta salvezza, ma anche il desiderio-urgenza di assistere a sfide come Atalanta-Fiorentina, la partita che si è fatta divertimento riuscendo ad esaltare protagonisti in campo, appassionati e giornalisti (ancora) appassionati: nel giro di pochi giorni Ilicic, Chiesa (che talento!), Muriel e il Papu hanno giocato senza protezioni, né limiti, tra sfocature, sdoppiamenti, ritmi inglesi e con l’uso geniale dei piedi e della testa.
La qualità allenata (complimenti a Gasperini ma anche a Pioli), la qualità tecnica e beato chi ce l’ha.
Chi ne è privo, il Bologna ad esempio, si arrangia come può, ovvero sfruttando la carica del suo allenatore: ma, da solo, il coraggio non è salvifico. Il Bologna non ha un De Paul e neppure un Pussetto: è stato montato male e l’abbiamo ripetuto fino alla noia - l’autocritica di uno dei montatori non è peraltro mancata -: adesso Mihajlovic insegue il miracolo della carriera e se riuscirà a sopravvivere a una tra Empoli e Spal lo realizzerà. A proposito della Spal, comprendo l’indignazione espressa civilmente dei suo tifosi videokillerati a più riprese.
La ventiseiesima giornata del campionato nato morto non è stata affatto ordinaria: ci ha offerto anche il sorpasso del Milan (con tanto di rivalutazione globale di “Rocco” Gattuso) ai danni dell’Inter (Icardi ha ancora 7, 8 giorni di terapia, mi whatsappano), la celebrazione internazionale del trentaseienne Quagliarella, il trionfo della Lazio nel derby: confermato il bipolarismo della Roma che sta mandando al manicomio e forse a casa Eusebio Di Francesco: e mi dispiacerebbe assai.

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