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Serie A, falli di mano: tre casi e due misure

I contatti con il braccio di Cerri e Zielinski hanno portato al rigore, la stessa cosa non è successa con De Ligt. Dibattito aperto dopo le decisioni di Irrati

La norma sul fallo di mano: gli altri due casi

La prima riguarda Cagliari-Brescia, debutto del campionato. All’ottavo minuto della ripresa, Cerri è ancora in elevazione, dopo aver invano tentato di intercettare un cross in area: il pallone lo scavalca, viene colpito di testa da Chancellor, che si trova alle sue spalle a meno di trenta centimetri, e sbatte sul suo avambraccio mentre il cagliaritano ricade. Il rigore trasformato da Donnarumma regalerà, è il caso di dirlo, tre punti al Brescia.

La seconda circostanza è fissata, nella stessa giornata, all’ottavo minuto del primo tempo di Fiorentina-Napoli: dopo uno stop di fianco, Zielinski allarga le braccia per tenersi in equilibrio, Castrovilli lo anticipa con il ginocchio, che spinge il pallone contro quelle braccia. Il fotogramma del Var, consultabile da chiunque su YouTube, mostra che tra il ginocchio e le braccia ci sono meno di trenta centimetri, e in mezzo c’è il pallone: era cioè impossibile per il centrocampista del Napoli sottrarsi al contatto. Eppure l’arbitro Massa non ha dubbi e assegna il rigore, dopo aver consultato il Var. Meno ancora ne hanno lo stesso Nicchi e il designatore Rizzoli quando, il giorno dopo, chiederanno scusa, a nome del direttore di gara. Ma non per quell’episodio, che giudicano valutato in modo corretto, bensì per il tiro dagli undici metri concesso poi al Napoli su un fallo simulato da Mertens. Nulla avranno da eccepire né sul rigore del Brescia, né su quello concesso ai viola. A questo punto i casi sono due. O le regole non sono chiare, oppure Nicchi pensa di poterle girare come più gli conviene. Rifiutiamo apertamente la seconda ipotesi, perché riconosciamo la sua buona fede. Ma allora gli chiediamo di ammettere che sbaglia. Il braccio di De Ligt non era meno aperto di quello di Cerri o di Zielinski: se la deroga contenuta nell’articolo vale in tutti i due casi, il Brescia ha un vittoria di troppo; in caso contrario probabilmente ce l’ha la Juve. Non si tratta di parteggiare per una squadra o per un’altra, ma di pretendere regole chiare e interpretazioni univoche. E qui sta il nodo dell’intera vicenda. Perché le regole non rispondono a un solo principio logicamente coerente, ma a criteri esperenziali in contraddizione tra loro.

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