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Eurocoppe e Italcolpe

L’eurotassa andrebbe evasa da tutti e una volta per tutte. Perché è l’alibi che non può, né deve, più reggere, la scusa tanto naturale quanto inattuale e priva di valore. Come certe statistiche, dal possesso palla ai tiri verso la porta avversaria: quasi mai, nel calcio, alla quantità dei numeri corrisponde la qualità degli stessi.

Un’occhiata al turno post-coppe. La Juve l’ha aperto pareggiando a Lecce dove nel primo tempo sembrava di assistere a una partita tra una squadra di A e una di B (troppo evidente la superiorità tecnica dei campioni: non me ne vogliano i leccesi che hanno un grande allenatore e coraggio e personalità da salvezza). Subito dopo, l’Inter di Lukaku e Lautaro ha rischiato di perdere col Parma che in trasferta sfrutta al meglio le caratteristiche dei suoi contropiedisti. A Ferrara, il Napoli, che ne ha sostituiti tre più il portiere rispetto al trionfo di Salisburgo, ha prodotto il massimo sforzo proprio nel secondo tempo dominando il gioco senza tuttavia riuscire a sorpassare il pullman di Semplici. E l’Atalanta, che ne aveva presi cinque il martedì, ne ha fatti 7 all’Udinese (in dieci) la domenica per un differenziale da record.

Non è tutto: la Roma, ridotta ad Armata Brancaleone (7 fuori per infortunio più lo squalificato Kluivert) e con il fuoriclasse in maschera, con soli due giorni di riposo è riuscita a battere il Milan “no Europe” portandosi a un punto dal Napoli. Infine la Lazio, cinque cambi rispetto a Glasgow, per 95 minuti ha giocato ai ritmi imposti da una Fiorentina che da settimane ha trovato l’equilibrio reale e l’ha addirittura battuta nel finale.

Si rende necessario uno scatto: dobbiamo cominciare a ragionare da Grandi Evasori dell’eurotassa mentale e lottare contro i luoghi comuni. Basta con i “si gioca troppo”: dopo sedici anni di Champions con la formula minimo 6 (partite) massimo 13, le società hanno tutto il tempo, le risorse e il know how per studiare la stagione e allestire organici in grado di affrontare una cinquantina di impegni.

Sempre a proposito di studio, l’Evergrande ha improvvisamente comunicato che Fabio Cannavaro tornerà sui libri: dovrà seguire un corso di cultura aziendale cinese. Durante il periodo di acculturamento lo sostituirà in panchina Zheng Zhi, il capitano della squadra che - pensate - a tre giornate dalla fine è in testa al campionato con un punto di vantaggio sullo Shanghai Sipg. Ovviamente la decisione non è stata presa dal campione del mondo, al quinto anno in Cina, che mai avrebbe immaginato di dover tornare a scuola a 46 anni e da primo in classifica.

Non sono così sicuro che la Cina sia poi tanto vicina, tuttavia un ripassino di cultura aziendale e sportiva dovrebbe essere imposta anche agli amministratori delegati del nostro calcio.

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