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Il confetto Dybala

ANSA

In un altro calcio, un calcio diverso, c’è un’altra Juve: due vittorie, la seconda a tavolino - ma siamo in attesa dell’appello - e tre pareggi nelle prime cinque uscite di campionato. Una Juve aggressiva, vera, soltanto nei venti minuti finali quando Dybala ha trovato il ritmo-partita, Kulusevski ci ha messo del suo e Juric ha perso anche Favilli dopo aver sostituito Kalinic; ordinaria, normalizzata invece per oltre un’ora, fino all’uscita per infortunio di Bonucci, e a quel punto la telecamera si è fissata sullo sguardo di Chiellini, mascherato in panchina, l’espressione di chi non riconosce la propria normalità, che è superiorità.
Possiamo fare di nuovo la conta degli assenti, la conclusione è la più elementare: quando c’è Ronaldo la squadra mostra un’altra consapevolezza, dispone di più soluzioni e qualità, ha più scatti, Cristiano agisce sulla testa dei compagni, un po’ come Ibra al Milan. In altre parole, con lui è più Juve.
Ricordo peraltro che a settembre era stata pensata diversamente: apprezzabile lo sforzo di Paratici quando dichiara che Morata rappresentava il piano A: tra piani A, B, e C ci stiamo un po’ tutti incartando. Il buon Alvaro sta facendo il possibile per non far rimpiangere le soluzioni perdute: lo stanno ostacolando pochissimi centimetri e il Var che gli ha già negato due reti. Ma sì, è proprio un’altra Juve dentro un altro calcio, se Pharrell Williams, forse il più grande produttore discografico del decennio 2000-2010, nonché l’interprete di “Happy”, because I’m happy, clap along if you feeel like a room without a roof; se Pharrell, dicevo, disegna la maglia "rosa Palermo" che si richiama alle origini e a un lavaggio malriuscito.
È proprio un altro calcio, e mi fa pensare che dopodomani Ansu Fati, 18 anni il 31 di questo mese, possa risultare più pericoloso di Messi che però è Messi, e ho detto tutto. Sabato ho visto il Barcellona giocare molto male il Clàsico: non che il Real abbia fatto molto meglio, quantomeno ha vinto uscendo temporaneamente da una crisi che ha più di una spiegazione. Il vero vincitore della sfi da è stato Zidane che l’ha chiusa con parole da autentico leader: «Non siamo qui per zittire le bocche di chi critica, ma per credere in quello che facciamo».
È proprio un altro calcio e se n’è accorto anche il trentaseienne Francesco Fourneau, primo direttore di gara nella storia del campionato a ricevere l’applauso convinto di una tifoseria ancor prima di entrare in campo: erano soltanto mille, tutti della Fiorentina, e all’ultima uscita, si sono però tolti lo sfizio di ringraziare platealmente e provocatoriamente l’arbitro vendicatore per aver espulso a Crotone l’ex Federico Chiesa, passato alla Juve tra polemiche, avvelenate e imbarazzi, e per aver concesso un rigore contro i campioni d’Italia: il gol a Morata lo negò il video.
È un altro calcio. Ma non riesco, non riusciamo a farne a meno neppure in un momento drammatico come questo, in cui anche il lockdown si è messo la mascherina. Sento ripetere che non ci può essere economia senza la salute: speriamo di ritrovarla - l’economia - non appena la salute tornerà.

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