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Inter-Juve, mi è semblato di vedele un gap

Oh oh, mi è semblato di vedele un gap! Pirlo sa come allena Conte, come giocano le sue squadre, cosa dice di solito prima, durante e anche dopo, in che modo prepara la partita e poi affronta le tante situazioni che gli presenta. Conte sa come giocava Pirlo, non come allena, non ancora, è costretto a immaginarne le mosse come il pokerista che siede al tavolo degli “oppo” (avversari) di sempre. Di Conte, Pirlo dice che gli «ha dato tanto e ha fatto la storia della Juventus. Gli piace scaricare la pressione» aggiunge «la toglie ai suoi e la mette agli avversari, ma noi siamo abituati».

Conte conosce la Juve, è stato la Juve dentro e fuori, per qualche interista lo è ancora, “dentro”, soprattutto quando non fa risultato. La Juve è una sorta di ossessione per Conte. Che la descrive così: «È inevitabile che debba rappresentare un parametro per noi e per tutti. Quando una squadra vuole capire a che livello è arrivata, l’unico punto di riferimento in Italia è la Juventus. Il rispetto è il minimo che possiamo portare a una squadra che nelle ultime nove stagioni ha stradominato. L’anno scorso abbiamo accorciato le distanze e speriamo di fare altrettanto quest’anno, ricordando i campionati passati in cui la Juve dava 20-25 punti a tutti e non era una bella cosa. Loro hanno vinto e operato in modo importante, riuscendo sempre a cambiare, a ringiovanire, a prendere gente di esperienza. Anche quest’anno hanno una struttura definita e sono arrivati Chiesa, Morata, McKennie e Kulusevski. Fanno un grande lavoro e cercano di migliorarsi».

Sì sì, è ploplio un gap! Che ha nove code e sette vite. Fatta eccezione per Hakimi (40 berrette), Conte ha provato a ridurlo con un mercato all’insegna del si fa quel che si può e del prêt-àporter (il trentatreenne Vidal, il trentacinquenne Kolarov, l’onerosissimo rinnovo del trentaduenne Sanchez). Il bilancio provvisorio non è tuttavia esaltante: l’addio all’Europa e i 5 punti in meno rispetto a dodici mesi fa. E c’è dell’altro: intorno alla squadra sta cambiando il mondo, gli Zhang sono in uscita, c’è la stabilità da garantire, i fondi sono alle porte, BC Partners ha un posto esclusivo sulla due diligence (improbabile che si concluda prima di inizio febbraio), la Wallenberg family attende novità e altri investitori si sono iscritti alla waiting list. E questo non aiuta.

Paragonare l’allenatore Conte all’allenatore Pirlo non è ancora possibile e sarebbe ingiusto: Antonio ha un percorso e titoli, dà molto alla squadra, Andrea è fresco di patentino e per ora riceve dalla qualità dei suoi campioni. Giusto, anzi esatto, invece, il confronto fra Juve e Inter più volte segnalato da Conte, ma non piace affatto ai tifosi nerazzurri, soprattutto ai sublimi frequentatori dei social. C’è un solo modo per zittirli: vincere. Che è l’unica cosa che conta.

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