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Juve, la carta dell'identità

Juventus FC via Getty Images

Due su dodici sono pochissimi per chiunque, figuriamoci per la Juve che stasera potrebbe ritrovarsi addirittura a dieci punti dal Napoli, se Spalletti dovesse vincere a Udine. A Torino si parla da settimane di ricostruzione, non più di scudetto: ma il rinnovamento, che dovrebbe essere graduale, è reso ancora più complicato da un mercato al risparmio forzato e dalla perdita quasi fuori tempo massimo di Ronaldo. Per cui: indebolimento evidente.

Dal portoghese bisogna sempre partire quando si affronta l’argomento Juve 21/22. La sua uscita - l’ho ripetuto a più riprese - era stata concordata per un’urgenza di bilancio, e verosimilmente assorbita, tuttavia per sostituirlo Allegri non aveva chiesto una punta, bensì un centrocampista con caratteristiche particolari, quali la potenza fisica, la duttilità tattica e la propensione all’inserimento: sto parlando del trentaduenne Axel Witsel, impiegato nel Borussia Dortmund anche da centrale difensivo. Witsel non è arrivato, al suo posto è stato preso Moise Kean, sulle cui giovani spalle pesa l’inevitabile, ancorché imbarazzante, confronto con Cristiano - e proprio in mezzo la Juve ha perso il confronto col Milan, soprattutto nel secondo tempo.

L’unico alleato di Allegri potrebbe essere a questo punto il tempo, ma un club come la Juve non ne può concedere troppo: nel primo mese Max ha preso la temperatura ai giocatori, tanto ai nuovi (per lui) quanto ai vecchi, e effettuato le prime scelte, alcune abbastanza forti: ieri De Ligt, Kulusevski, Bernardeschi e Chiesa, quest’ultimo non al meglio, sono rimasti a lungo, un paio del tutto, a guardare Chiellini, al momento irrinunciabile, Cuadrado, riportato a centrocampo e Morata. La spiegazione è semplice: Allegri è ripartito dalla restituzione di un’identità alla squadra, ha così investito sui giocatori che lo spirito giusto continuano a possederlo e trasmetterlo sul campo. Subito dopo l’identità, ha cercato la solidità: non a caso ha preparato e ottenuto una partita di copertura, verticalizzazioni immediate e ripartenze.

Le capacità di Allegri non possono essere messe in discussione. Gente che non ha mai vinto neppure a scopa d’assi contro nonna, zia e nipote, compresi numerosi juventini e alcuni giornalisti, riesce ancora a dare dell’inadeguato (al compito attuale) a chi di scudetti ne ha vinti sei con l’aggiunta di alcune coppe e coppette. Max potrà sbagliare una o più partite, ma mastica il calcio dei vincenti, ne coltiva i princìpi, è lucido e realista come pochi. Il suo difetto principale è anche la sua qualità più evidente: è un “istintivo compulsivo”.

Deve aver visto molti film di Billy Wilder, secondo il quale bisogna confidare nell’istinto, perché è meglio sbagliare in proprio che per conto di qualcun altro. Inutile dire che all’Allianz si è vista solo una squadra risolta e con un’identità definita: il Milan di Pioli. Che viene da più lontano.

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