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Lega, nasce il Movimento Five Stars

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Per capire meglio - ed è più semplice di quel che sembra - ciò che sta accadendo in Lega bisogna innanzitutto ottenere le risposte alle domande (ingenue...) che sto per porre. Cercherò di essere obiettivo e equidistante, cosa che purtroppo non mi riesce quasi mai. Le domande non sono altro che il prodotto delle informazioni, delle confidenze e delle sollecitazioni ricevute nelle ultime settimane da un paio di soggetti interessati.

Dunque, pregiudizi da una parte (prometto) e curiosità dall’altra. Parto da Marotta, figura-chiave della politica leghista e - attenzione - anche consigliere federale: Beppe è uno e trino, da tempo non può essere quattrino, vista la situazione finanziaria tutt’altro che florida del nostro calcio, nonché dell’azionista Suning.

1- Marotta ha suggerito ai colleghi di concentrarsi sul prodotto lasciando alle spalle le litigiosità, gli interessi e le antipatie personali. Ma - chiedo - è lo stesso Marotta che, per far fuori Dal Pino, il quale pensava con la sua testa ed era vicino a Gravina, appoggiò il blocco dei Lotitiani e quindi - secondo gli oppositori - l’anti-prodotto? Una volta per tutte, Marotta da che parte sta?

2- Entrando nella sede di via Rosellini, Claudio Lotito ha ripetuto ai giornalisti che non è lui a comandare in Lega e a condizionarne i percorsi. Gli credo, riconoscendogli doti e un impegno non comuni: ma è vero, o no, che lunedì scorso in assemblea ha fatto girare un “pizzino” sostenendo che fosse la risposta che, curiosamente, due giorni dopo avrebbe spedito a Gravina il sottosegretario con delega allo sport Valentina Vezzali? Questo comportamento, la modalità ha sconcertato alcune società che si sono dissociate per occuparsi dei temi stadio, diritti tv, marketing eccetera.

3- Ed è vero, o no, che l’ad del Bologna Claudio Fenucci si è messo a capo del Movimento Five Stars, formato dai proprietari americani (più moderati e modernisti) di Roma, Venezia, Spezia, Genoa e naturalmente Bologna? Restano ancora da chiarire il ruolo e le reali intenzioni di Rocco Commisso.

4- La lettera inviata dalla Vezzali può essere considerata un’invasione di campo, come la definiscono i Graviniani, dal momento che soltanto il Coni ha i titoli per intervenire? Sul principio di autonomia dello sport (centralità della Figc nel contesto calcistico), Giovanni Malagò è stato fin troppo chiaro e proprio ieri ha trovato il sostegno di Gianni Petrucci. «Pur apprezzando il lavoro fin qui svolto dal sottosegretario Vezzali» ha detto il presidente della federbasket «condivido e ribadisco il principio dell’autonomia dell’ordinamento sportivo, il cui vertice è rappresentato dal Coni, nei confronti dell’ordinamento statale, come peraltro affermato dalla Corte Costituzionale».

5- Infine è vero, o no, che i contrasti tra De Laurentiis e Gravina si sono notevolmente acuiti (guerra aperta) da quando la federcalcio ha vietato le multiproprietà Il presidente del Napoli possiede anche il Bari, gestito dal figlio Luigi, e qualche ragione in fondo ce l’ha. Mi riesce naturale il paragone con la ribellione dei tassisti di fronte alla più volte evocata liberalizzazione delle licenze: ci sono professionisti che hanno dovuto impegnare la casa per comprare licenze i cui costi, prima della pandemia, variavano da 120 a 250mila euro. Dice: il cambiamento è il prezzo che si paga alle regole del mercato globale. Il battagliero De Laurentiis prese il Bari quando la multiproprietà era ancora “legale” (solo in Italia, peraltro). E non ha intenzione di scendere da Bari 1. Il suo Governo però si chiama Figc di Gravina.

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