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Juve e Milan, la spesa non dà resa: ecco le rose più costose della Serie A

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Juve e Milan, la spesa non dà resa: ecco le rose più costose della Serie A
La rosa bianconera, negli anni, è costata 504 milioni: è la più cara in A  Quella rossonera 354. Ma la Signora è 4ª e il Diavolo è 9°

S i fa presto a dire “spesa”. Beh, nel calcio non è quasi mai uguale a resa. Se l’equazione fosse un dogma, l’Inter costruita con tanti parametri zero non sarebbe campione d’Italia, il Psg avrebbe in bacheca almeno un paio di Champions League e il Manchester City non dovrebbe sperare nei passi falsi altrui per arrivare al quarto posto nelle ultime giornate di Premier. Chi mette mano più frequentemente al portafoglio è certamente agevolato, eppure esiste una statistica che sarebbe in grado di riscrivere la classifica della Serie A: è quella dell’ottimizzazione delle risorse. Dati transfermarkt alla mano, Juventus e Milan sono ad esempio tra le peggiori squadre del campionato in rapporto a quanto sono costate nel corso degli anni.

I costi alti

L’attuale rosa bianconera è stata pagata la bellezza di 504,6 milioni. Questi soldi non li ha tutti spesi Giuntoli, ovviamente, anche se i vari Koopmeiners, Nico Gonzalez, Douglas Luiz (solo per loro ne sono partiti 150), Di Gregorio, Thuram e tutti gli altri arrivati in estate spostano, e non di poco, la bilancia. Per far decollare il nuovo progetto sono usciti dalle casse 260 milioni, inclusi i riscatti già certi e i pagamenti spalmati su più annualità. Negli oltre 500 milioni spesi ci sono anche i 70 per convincere la Fiorentina, nel gennaio del 2022, a cedere Vlahovic, così come i 35 dati al Sassuolo per Locatelli, giusto per fare due esempi. Questo Milan è costato invece 354,4 milioni, quasi 150 in meno della Juve. Ben 120 sono stati investiti nelle ultime due sessioni di mercato dall’attuale dirigenza, che ha portato a Milanello i vari Gimenez, Fofana, Pavlovic, Emerson Royal, Morata e non solo. Il risultato? Deludente, visto il nono posto in classifica e il timore, piuttosto diffuso nell’ambiente rossonero, che senza la vittoria della Coppa Italia sarà durissima agguantare un posto per l’Europa passando dal campionato. Nel differenziale tra posizione nella classifica di A e posizione nella graduatoria delle spese pluriennali, Juve e Milan sono agli ultimi posti, rispettivamente 17ª e 20ª. La Signora è infatti quella che ha messo più moneta sul mercato per allestire il roster attuale; attualmente però è quarta e, se il campionato finisse così, avrebbe perso simbolicamente tre posti. Il Diavolo, 9°, ha il secondo gruppo più costoso: le posizioni lasciate per strada, in questo caso, sarebbero 7. Con il segno meno ci sono anche Venezia, Como e Roma (tutte a -1) - la rosa giallorossa è la sesta più onerosa, i Friedkin l’hanno costruita con 200 milioni - oltre che Monza e Parma, con 5 posizioni perse a testa.

Su e giù

I dati transfermarkt premiano invece, in questo ordine, Verona (+5 posizioni guadagnate, solo 21 milioni spesi), Inter (+3), Genoa, Udinese, Lazio, Bologna, Atalanta (+2), Empoli, Lecce, Cagliari, Fiorentina e Napoli (+1). Solo il Torino è 13° per spesa e 13° in classifica, galleggia dunque nella posizione che pare più consona. A completare il podio di quelli che hanno investito il numero maggiore di risorse nel corso degli anni c’è De Laurentiis (3° per spese, 2° sul campo) e, dietro il suo Napoli, ecco l’Inter a 291 milioni, che nel tempo ha saputo rinforzarsi senza spese folli per i cartellini; poi troviamo Atalanta e Roma poco sopra l’asticella dei 200 e il quartetto Bologna, Lazio, Fiorentina e Torino che sono tutte oltre i 100. Curioso il caso del Parma, prossima avversaria di Tudor a Pasquetta: la rosa degli emiliani, neopromossi, non è costata mica poco. Parliamo, dati alla mano, di 98,2 milioni; una cifra che dovrebbe evitare al patron Krause, sulla carta, di navigare nelle cattive acque della zona retrocessione. È l’ennesima dimostrazione che nel calcio non contano solo gli acquisti top. Le idee, gli allenatori bravi, la crescita dei singoli, le occasioni a buon mercato e la programmazione a medio-lungo termine possono ancora fare la differenza.

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