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Serie A, una domenica drammatica: quattro allenatori, un unico grande intreccio

Baroni da calciatore ha firmato il secondo scudetto del Napoli e con la sua Lazio sfida l'Inter del grande ex Inzaghi, che spera nell'ex nerazzurro Chivu contro Conte

Quattro ex per uno scudetto. La penultima giornata di quest’avvincente campionato è un insieme di incroci di vite vissute, sentimenti e curriculum. Col passato che ritorna e il calendario che si diverte a giocare col destino. Proprio nella sua Lecce, dieci giorni fa, Antonio Conte sembrava aver portato a casa la vittoria decisiva per la conquista di uno storico scudetto: sarebbe il primo allenatore a vincere la Serie A con tre squadre diverse; a Capello quelli vinti con la Juventus glieli hanno poi tolti. E invece, una settimana dopo, è successo che l’ex interista Patrick Vieira, ora in panchina al Genoa, ha riportato i nerazzurri a un passo dal Napoli. Quel gol di Vasquez ha rimescolato le carte di una stagione che si deciderà all’ultimo secondo, come ha dimostrato il gol di Acerbi al 93’ contro il Barcellona. Era scritto nelle stelle per un campionato che non concede tempi morti. È inutile addentrarsi nel gioco delle previsioni, si rimedierebbero solo brutte figure. Meglio raccontare gli intrecci tra passato e presente che propone la giornata numero 37.

Atmosfera vintage in Serie A

Giornata che riporterà la Serie A all’atmosfera vintage di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Si giocherà tutti insieme, alla stessa ora, 20.45. Chiedi chi erano Enrico Ameri e Sandro Ciotti. Quel gioco incrociato di interventi con i boati degli stadi in sottofondo. In un simile contesto da anni Novanta, domenica sera il campionato vivrà di incroci affettivi. Amori non obbligatoriamente finiti bene. Inter-Lazio e Parma-Napoli sono due sfide intrise di passato glorioso.

Dopo Vieira l'Inter spera in Chivu

L’Inter spera in un secondo regalo di un suo ex giocatore. Dopo il favore firmato Vieira, potrebbe ricevere una insperata mano da Cristian Chivu protagonista del Triplete conquistato nel 2010. Con quella squadra indimenticabile, allenata da Mourinho, che Vieira lasciò nel mese di gennaio. Chivu invece rimase. Giocò titolare la finale di Champions vinta contro il Bayern. E ora potrebbe farsi perdonare lo sgarbo del 2-2 imposto dal Parma ai nerazzurri sei giornate fa: segnale premonitore di un calo che fin lì era complesso da prevedere. Di certo non gli dispiacerebbe regalare un sorriso agli interisti. Lui che era una colonna già dell’Inter di Mancini che proprio a Parma vinse lo scudetto all’ultima giornata nel 2008.

Il Napoli aspetta un favore dall'ex Baroni

Ma Chivu non è il solo ad aver lasciato ricordi indimenticabili. C’è anche Marco Baroni oggi allenatore della Lazio che domani sera affronterà l’Inter a San Siro. Fu lui, nel 1990, a segnare il gol che cucì il secondo scudetto sulle maglie del Napoli. E lo segnò proprio alla Lazio. Di testa. Fu l’ultimo grande titolo vinto dal gruppo Maradona (poi arrivò la Supercoppa italiana vinta contro la Juventus di Maifredi). Il suo nome è indelebile nella storia del club che sembrava costretto a vivere per sempre nel passato e che invece con l’avvento di Aurelio De Laurentiis ha invertito la rotta e oggi può legittimamente sognare lo scudetto numero quattro della propria storia. Una discreta fetta del destino è nelle mani di Baroni che con la Lazio cercherà di conquistare punti utili in chiave Champions.

Simone Inzaghi contro la 'sua' Lazio

Ma Inter-Lazio non può non essere soprattutto la partita di Simone Inzaghi. L’uomo che ha già battuto una volta Antonio Conte in rimonta e sul filo di lana. Quando, appunto, era il centravanti della Lazio di Eriksson. Campionato che la Juventus di Ancelotti (e di Conte e tanti altri) riuscì a perdere nonostante cinque punti di vantaggio a tre giornate dalla fine. La pioggia di Perugia, Collina, il gol Calori, l’attesa dello Stadio Olimpico. Simone Inzaghi appartiene alla Lazio. E ora deve superarla se vuole firmare l’ennesimo capolavoro interista. Due scudetti di fila è impresa da grandissimi tecnici, come – appunto – due finali di Champions in tre anni. E la seconda deve ancora giocarla.

Conte e il rapporto con l'Inter

L’ultimo incrocio è quello meno sentimentale. È il rapporto finito peggio. Parliamo, ovviamente, di Antonio Conte e dell’Inter. Il suo addio, ai primi scricchiolii della presidenza Suning, non è stato dimenticato dal corpaccione dei tifosi nerazzurri. Ed è il motivo per cui soffiargli lo scudetto all’ultima curva, sarebbe indimenticabile per il mondo interista. Tra Conte e l’Inter non c’è mozione degli affetti, solo rivalità. E anche una bella fetta di rancore.

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