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La Serie A non è un paese per giovani e italiani

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La Serie A non è un paese per giovani e italiani Inter via Getty Images
I numeri non mentono: Under 21 e quote azzurre sono poco utilizzati dalle big

ROMA - Il concetto di eterno ritorno dovrebbe essere piuttosto familiare alla Serie A degli ultimi decenni. Il campionato italiano è "l’ultima destinazione per i pensionati del pallone", scriveva il Times nell’estate del 2008: Shevchenko aveva appena fatto il suo romantico ritorno al Milan e l’autorevole quotidiano di Londra non le mandava a dire. "Il Milan è tormentato dalla paura di invecchiare", titolava qualche mese più tardi alla vigilia della sfida di Champions con il giovane Arsenal del 21enne Cesc Fabregas capitano, poi vinta dai Gunners grazie allo 0-2 al ritorno a San Siro. La Serie A inizia a essere definita un cimitero per elefanti e il paragone con i campionati stranieri diventa sempre più impietoso. Mancano solo due anni alla brutta figura Mondiale del 2010, in cui l’Italia campione in carica viene eliminata al primo turno dopo due pareggi contro Paraguay e Nuova Zelanda e una sconfitta che ancora brucia, 2-3 contro la Slovacchia. Suona attuale? 

I giovani in Serie A

Da allora, Fabregas è passato dal campo alla panchina ma anche da allenatore la sua giovane brillantezza è rimasta immutata. Il suo Como è stata la vera rivelazione dell’ultima Serie A, in controtendenza rispetto al trend generale in Italia. Ma andiamo con ordine. Negli ultimi diciassette anni, da quando il Times lanciò l’allarme nel lontano 2008, la Serie A non è diventata un campionato per giovani. Almeno tra le squadre che nell’ultima stagione sono state maggiormente competitive, la tendenza rimane quella di affidarsi all’esperienza di giocatori navigati, campioni a fine carriera e una maggioranza schiacciante di quote straniere. Proprio il Napoli e l’Inter, che si sono contesi lo scudetto 2024-2025 fino all’ultima giornata, primeggiano anche in questa speciale classifica. Nell’ultima stagione l’Inter ha concesso soltanto venti minuti di gloria in campo agli Under 21: il 19enne sloveno Luka Topalovic ha fatto il suo esordio all’80’ nella sfida dell’ultima giornata a Como, quando i nerazzurri vincevano 2-0 ma ormai lo scudetto era volato a Napoli; a Tomas Palacios, 22enne talento argentino, sono stati concessi 9’ nel finale con l’Empoli e uno contro il Parma, prima di cederlo a gennaio in prestito al Monza. Dove invece i minuti accumulati sono stati 445. D’altra parte, la quota Over 30 alla Pinetina è la seconda più alta in campionato, dopo quella del Napoli. Proprio i campioni d’Italia vincono anche in questo caso lo scontro con l’Inter, alla luce degli zero minuti totali concessi agli Under 21. In rosa soltanto il quarto portiere, il ventenne Claudio Turi, leader difensivo della Primavera 2 che a fine stagione si è guadagnata la promozione, e il centrale classe 2004 Luis Hasa, sempre in panchina ma mai utilizzato da Conte. L’eccezione al trend, come dicevamo, è proprio il Como delle sorprese di Fabregas. Il tecnico spagnolo, che ha giurato amore al lago e ai suoi gioielli, ha lanciato e valorizzato talenti cristallini come Diao e Nico Paz, 39 anni in due.  

Tanti stranieri

Le cose non vanno meglio quando si parla di talenti nostrani. In media, in campionato su 90’ i calciatori stranieri ne giocano 61’ (68%) mentre quelli italiani si fermano a 29’ (32%). Le big navigano quasi tutte a metà classifica, in linea con queste cifre, mentre Udinese, Milan e Torino arrivano al 90% dei minuti concessi. Sono Cagliari, Monza e Fiorentina gli esempi più virtuosi del recente auspicio del presidente Gravina: "Ho visto giocare Yamal a 15-16 anni, aveva dei colpi ma non era quello di oggi. Per diventare il giocatore che è oggi è stato utilizzato per due anni in una squadra di assoluto livello come il Barcellona. Dobbiamo avere solo più coraggio nel dare spazio a questi giovani". "Il modello è sempre lo stesso: abbiamo in mente di ringiovanire la rosa", aveva ribadito qualche giorno fa anche il presidente dell’Inter Marotta. E le operazioni portate avanti dai nerazzurri vanno in questo senso, dall’arrivo del 21enne Sucic al ritorno del 20enne Valentin Carboni, cresciuto nelle giovanili nerazzurre, fino alla probabile uscita del classe 1988 Acerbi. Per non parlare dei fratelli Esposito, già pronti a mettersi in mostra al Mondiale per Club. Yamal è unico, ma la via è stata tracciata. 

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