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Il presidente dell'AIA Zappi: "Da oggi chi assale un arbitro finisce in galera"

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Il presidente dell'AIA Zappi: "Da oggi chi assale un arbitro finisce in galera" ANSA
Le dichiarazioni del numero uno dell'Associazione Italiana Arbitri: "Rocchi ha la mia fiducia", ecco cosa ha detto

Grazie a una modifica dell'articolo 583-quater del Codice Penale, gli arbitri sono stati equiparati ai pubblici ufficiali. Un evento storico e importantissimo per il calcio italiano dopo la crescente ondata di violenza contro gli arbitri. Sulla questione, è intervenuto il presidente dell'Aia Antonio Zappi a Radio Crc: "Il contrasto alla violenza era un punto preliminare del nostro programma. C’è stato impegno costante e un'interlocuzione costante con alcuni personaggi del mondo della politica tra cui il Ministro Abodi che ringrazio ancora una volta poiché il nostro provvedimento è entrato nel decreto dello Sport. Ne approfitto per ringraziare il governo e tutte le forze politiche poiché tutti hanno capito l’importanza di proteggere gli arbitri e il sistema arbitrale all’interno del calcio. Noi non vogliamo che nessuno venga arrestato, ma chi assale un arbitro rischia la reclusione di deterrenza".

Zappi sul Var a chiamata e la fiducia a Rocchi: le parole

Il presidente dell'Aia è intervenuto anche sull'eventuale introduzione del Var a chiamata: "Siamo nella fase finale della sperimentazione. Nelle prossime settimane gli organi predisposti che si occupano di introdurre le innovazioni tecnologiche nel mondo arbitrale e di notificare le regole daranno l’annuncio ufficiale della fine della sperimentazione. La richiesta è stata fatta dal Presidente Federale, io non posso anticipare nulla poiché non sarebbe corretto". E poi ribadisce la fiducia in Rocchi: "Aveva un contratto biennale in cui era presente anche la continuità di incarico. Quindi non ha bisogno di una conferma tecnica, ma ci tengo a ribadire che è confermato con grande fiducia come designatore arbitrale, nonostante avrei potuto avere delle prerogative di verifica sul suo ruolo". Infine un intervento sul programma Open Var: "Fa parte di una di quelle attività che permettano di garantire una maggiore trasparenza e comunicazione delle decisioni arbitrali. Quello che non è accettabile è che di fronte alla scibilità, alla nostra apertura e disponibilità ad ammettere un errore, che ci si accanisca e si facciano costruzioni mediatiche dal punto di vista della condanna, dell’atteggiamento dell’arbitro e, soprattutto, non è corretto strumentalizzare una frase o utilizzare qualcosa per mettere in difficoltà un nostro dirigente".   

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