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Bologna, torri di gioventù

ANSA
Investimenti, strutture e un tesoro: tanti giovani da lanciare con la guida di Donadoni

ROMA - A Casteldebole la gioventù è un valore, non un limite; la maturità è un percorso da accettare con tutti i suoi impacci, la crescita infine è un impegno preso, meglio: una precisa scelta di campo. «Ma l’America è lontana/dall’altra parte della luna»: questa è «Anna e Marco», capolavoro che Lucio Dalla scrisse al tramonto degli anni ‘70, quando la provincia - anche a Bologna - inghiottiva sogni e aspirazioni; ora molte cose sono cambiate, viviamo tempi global, siamo vicini a tutto e tutto è vicino a noi, capita - è capitato tre anni fa - che persino una società dal glorioso passato come il Bologna, che tante ne ha vissute - abbia trovato la sua America in Canada, a Montreal, nella persona del «re delle mozzarelle», il magnate Joey Saputo, pronti-via: 100 milioni di investimento, a futura memoria.

GRANDI IMPEGNI - L’investimento è servito a sistemare i conti della società, a rifare il «Centro Tecnico Nicolò Galli» - che già ora è un’eccellenza - a progettare il restyling del Dall’Ara e a porre le fondamenta per costruire una squadra che sia in grado, nel giro di qualche anno, di fare il salto di qualità e tornare a fare parte di quella borghesia del calcio italiano che aveva frequentato ai bei tempi. L’ad Fenucci, il ds Bigon, il club manager Di Vaio, l’allenatore Donadoni e il suo staff sono le persone scelte per intraprendere questo viaggio. Che già si presenta come lungo e faticoso (15° e 14° posto nei due anni in A di gestione «saputiana»), ma che non può prescindere da un’idea di base, quella di coltivare una gioventù che sia pronta per far diventare presente quel futuro per ora solo immaginato.

I GIOIELLI DI CASA - Ecco dunque il Bologna di Verdi e Di Francesco, di Masina e Mbaye, di Krafth e Helander, di Petkovic e Okwonkwo, di Nagy e Pulgar, di Donsah e Keita, persino di Ravaglia, Valencia e Kingsley, giovanissimi che si sono affacciati o si stanno affacciando in questo momento in prima squadra con la motivata aspirazione - un giorno - di farne parte in pianta stabile. Parliamo di una batteria di giovani promesse che vede nel 25enne Verdi - classe cristallina premiata dall’azzurro - il veterano, il rappresentante di una classe di «sbarbatelli» che magari hanno già un’esperienza di serie A notevole, nonostante l’età acerba: Donsah ha 21 anni e ha cominciato da quest’anno il suo quarto campionato nella massima serie, Pulgar ne ha 23 ed è già alla terza stagione in rossoblù, la stessa età - e lo stesso curriculum - di Masina, il prodotto «made in Bologna» che ha la personalità tale da diventare una bandiera del club. E poi c’è Orji Okwonkwo, nigeriano, 19 anni, 16 minuti in campo e già un gol decisivo: gli scout del ds Bigon l’hanno scoperto nell’Accademia dell’Abuja Fc e apprezzato al Mondiale Under 17 di due anni fa, è costato 600.000 euro, molti di più ne vale già adesso. Ma a Casteldebole il pallone si declina sempre al futuro, per cui ecco - arrivato da poco - Michael Kingsley, diciotto anni compiuti un mese fa, di ruolo mezzala, nigeriano pure lui, sulla scia di Okwonkwo.

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