BOLOGNA - Una frenata. Nei progetti, nell’entusiasmo. La luce del 4 maggio c’è, ma è flebile, opaca. Ieri il Bologna ha fatto un giro di telefonate, ha detto ai suoi giocatori all’estero di aspettare: ancora qualche giorno, poi si vedrà. Krejcì tornerà con un volo privato. Anche Dijks ci sta pensando. Danilo aveva perso il volo (è stato cancellato) e adesso dovrà muoversi per cercarne un altro. Tanjga da Belgrado non dovrebbe avere problemi. Ma questi sono dettagli. Il club ieri ha sentito anche le altre squadre di A, la decisione di una riapertura è nelle mani del comitato tecnico scientifico e dentro Casteldebole (idealmente) non tutti sono convinti che si ripartirà. E’ un puzzle, un problema di incastri. I giocatori non possono tornare troppo in là, devono essere in Italia almeno all’inizio della prossima settimana (che comunque significherebbe stare fermi quindici giorni e dunque saltare una eventuale settimana di allenamenti). L’auto quarantena è da fare e più tardi si rientra e più slittano i tempi. Il Bologna pensa di poter risolvere la questione in un paio di giorni, e quindi avere tutti in città entro venerdì prossimo, sabato al massimo. La situazione, però, cambia di ora in ora.

In Brasile, a San Paolo, nulla può essere dato per scontato. I voli intercontinentali diretti sono una rarità, ma anche quelli con gli scali sono complicati. La Tap, la compagnia portoghese, per esempio, ha cancellato i voli da Lisbona. Ci vuole un riassetto e anche Danilo lo sta cercando. La fiducia è massima, ma poi ci si scontra con problemi reali, concreti. Per gli altri, invece, quelli che sono in Europa, le possibilità sono più semplici. Tra domani e martedì si saprà dunque qualcosa in più, il Bologna aspetta. 

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