Benedetta memoria. Al 91’ ho sentito una voce amica: «Me hanno rubato la idea…». Era il Petisso, di lassù. Mi segnalava che il “nostro” Bologna rischiava di fare la fine dell’Inter al Dall’Ara. E invece è andata bene così e credo che sarebbe sciocco, adesso, schifare un pareggio che fa bene alla classifica e alla salute della tombolata che per i rossoblù sarebbe un pokerissimo da Champions: prima la Juve in casa, poi il Milan a San Siro, la Fiorentina a Firenze e l’ultima, al Dall’Ara, con il Genoa, storicamente il più antico rivale col dente avvelenato. Metaforicamente. Per non dire la finalissima di Coppa Italia il 14 maggio, a Roma. Un insolito programma da grande guadagnato lavorando duro e in allegria. Va affrontato con cura. Don Vincenzo è stanco di buttar via finali. Un buon pareggio, dunque, ieri, perché l’Udinese ha tenuto testa a un Bologna saggio, non prorompente, meno intenso delle ultime imprese, più attento al risultato. La squadra di Italiano s’è fatta più esperta, ha divertito di meno.
Ma è stato bravo il mister a intuire il pericolo bianconero (quasi un incubo pensando al prossimo, domenica, con la Juve) organizzando una difesa giocata senza muri ma con una trama mobile e prudente: il possesso palla (65 a 35 per i rossoblù) finalmente efficace per contenere un avversario sempre pronto al contropiede anche senza il gigante Lucca. In compenso i friulani esibivano un Davis notevole, due paratone e un palo. Segnalo appena il gol di Odgaard annullato dal VAR al 47’. Temevo di peggio. Capirete, il mostro tecnologico è imbroglione, è nato proprio a Udine. Poi è scoccata l’ora dell’Orso, un arco di 20 minuti, dalla traversa del 66’ realizzata con una semimaledetta pirlesca, alla paratona di Okoye all’88’. Per chi, come me, lo segue stimandolo da anni, è sorprendente come un ventottenne sappia costantemente migliorarsi in tecnica e tattica.
Se avesse sempre fatto il sopracciò sarebbe stato un po’ stronzo ma tutti avrebbero detto «oh, guarda là che campione». Ora è atteso a un appuntamento storico. Il Bologna (di Mazzone) ha battuto la Juve (di Lippi) una sola volta in casa in vent’anni, il 29 novembre del ‘98, tre gol (Paramatti, Signori e Fontolan) e il Dall’Ara festeggiò e cantò come usa oggi. Con Lucio Dalla. E adesso una stretta di mano all’Udinese di Giampaolo Pozzo, risalita giustamente a metà classifica. Inspiegabili le sue cinque sconfitte, Runjaic ha costruito una buona squadra. Buon ritorno a Lorenzo Lucca. Io lo conoscevo bene, quel ragazzone. Nei giri che ver ran no starebbe bene anche a Bologna.