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Bologna, ora manca solo lo stadio

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L’occasione fa il nuovo stadio. Basta non lasciarsela sfuggire. Il Bologna ha quasi tutto: la squadra disputerà certamente una delle più belle competizioni europee, l’Europa League, anche se la Champions è ancora teoricamente possibile. Avrà garantiti gli incassi (compresi quelli della Supercoppa nazionale, conseguenza della finale vinta all’Olimpico, che aggiungono una nuova voce alla colonna “entrate”), otterrà ulteriore visibilità e potrà affrontare la nuova stagione di coppe con una prospettiva tecnica più solida e confidente di quella passata. L’allenatore potrà lavorare utilizzando l’esperienza di questa stagione e non ci saranno più stravolgimenti radicali, come quelli sofferti nella scorsa estate. L’entusiasmo di Joey Saputo è cresciuto anche grazie al primo trofeo conquistato, i conti economici tornano, al di là delle prevedibili plusvalenze da realizzare e dei nuovi acquisti da far arrivare con intelligenza. Manca solo una cosa: lo stadio nuovo. O meglio rinnovato. Il progetto Dall’Ara, andato di pari passo con quello tecnico, entrambi partiti dal 2014 come grandi idee per il nuovo Bologna canadese, è stato superato dai successi della squadra. E’ un’anomalia nella gestione accurata di Joey Saputo e Claudio Fenucci che hanno privilegiato, ad esempio, l’acquisizione e lo sviluppo del centro tecnico di Casteldebole, ai nomi e agli acquisti da copertina. Così, passo dopo passo, il Bologna è diventato la realtà grande che conosciamo. Ma gioca ancora nel vecchio stadio, vicino ai cento anni di vita. E la prossima sarà la seconda stagione in Europa. L’impianto ha dei limiti. Senza una trasformazione l’ultimo passaggio per stabilizzare il Bologna tra le grandi del calcio sarà sempre incerto. Il nuovo stadio, come noto, non è solo un biglietto da visita per il club, è anche fattore di ricchiezza e di ulteriore stabilità imprenditoriale.  

Il nuovo stadio del Bologna

La storia è nota: progetto approvato in ogni dettaglio, manca però l’inizio lavori che, con il Covid, hanno visto i conti esplodere. Il Comune di Bologna ha messo a disposizione 40 milioni che ad ogni bilancio vengono accantonati e non senza fatica, se si pensa a cosa è successo nel fratempo ad una città colpita da due alluvioni distruttive. Saputo è disposto a spenderne almeno 80. Ma non bastano più. Ne servirebbero altri 50 o qualcosa in meno se invece del grande progetto si immaginasse un progetto ridotto. E’ stato evocato l’intervento del governo che, attraverso il ministro Andrea Abodi, già nello scorso dicembre, ha fatto capire che Bologna potrà avere un aiuto dell’esecutivo nazionale. E qui il punto. Quando e come arriverà? Altrove questi fondi sono stati inseriti come voce, sia pur contrastata, del Pnrr. In questo caso potrebbero arrivare come pacchetto investimenti per gli europei, anche se il Dall’Ara difficilmente sarà compreso fra gli impianti destinati al campionato. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che a Roma ha avuto incontri informali con le autorità nazionali, ha detto che qualcosa, in merito, si sta sbloccando. Non è facile. L’Italia stretta dalla morsa di una sanità allo stremo, dei dati sempre più inclementi sul potere di acquisto dei lavoratori e esposta ai venti del riarmo sia da destra che dalla cosidetta sinistra, troverà risorse per il Dall’Ara? A nostro avviso deve farlo. Perché investire su chi genera ricchezza e, come si è visto in questi giorni, felicità, è meglio che farlo sui cannoni. 

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