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Daniele Arrigoni esclusivo: "Bologna, subito Dzeko"

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Daniele Arrigoni esclusivo: "Bologna, subito Dzeko" Getty Images
L'ex tecnico dei rossoblù, oggi coordinatore delle Nazionali di San Marino, spinge per l'acquisto del centravanti bosniaco

Daniele Arrigoni, buongiorno, ascolti…

«Qual buon vento... Come, si ricorda ancora dell’allenatore che riportò il Bologna in serie A nel lontano ‘2008?». 

Certo, ci mancherebbe. 

«Sa, ormai sono fuori dai radar della serie A, anche se mi diverto come un matto a fare il selezionatore di serie C e anche a San Marino». 

Che è diventata la sua Montecarlo? 

«Solo che per me San Marino è un paradiso calcistico e non fiscale. Vedere come sono cresciute queste squadre mi dà un gusto straordinario, ringrazio il presidente della Federazione che mi ha voluto nella commissione calcistica come coordinatore. Le dico questo...»

Prego... 

«La gioia che ho provato alla fine delle due partite che abbiamo vinto con la nazionale di San Marino non si può raccontare. Ci pensa, San Marino che vince per la prima volta nella sua storia due partite ufficiali è più del massimo che uno può chiedere alla vita». 

La sentiamo davvero carico ed entusiasta. 

«Lo sono, è come se vivessi un sogno, non mi sarei mai aspettato che questo incarico mi desse tanta felicità. Eppure io sono uno dei tanti qua a San Marino, qua c’è gente estremamente preparata, e i risultati che stiamo ottenendo è la dimostrazione del lavoro che quotidianamente viene svolto. Sabato pomeriggio c’è mancato poco che facessimo risultato anche in Bosnia, prima in classifica, a mezzora dalla fine stavamo 0-0, e sono convinto che se non fosse entrato in campo quell’attaccante fantastico che è ancora Edin Dzeko ce l’avremmo fatta a riportare in casa un pareggio». 

Dzeko, appunto, l’abbiamo chiamata proprio per questo motivo. 

«Ho letto che lo vuole il Bologna, giusto. Sapete cosa penso dopo averlo visto ieri (sabato, ndr)?»

Cosa pensa? 

«Che se fossi il Bologna prenderei il primo aereo e lo porterei a Casteldebole. Che abbia 39 anni è un particolare che conta zero, non è assolutamente una figurina, se lo guardi giocare non glieli dai, è impressionante. Poteva restarsene in panchina visto che non stava bene». 

Non stava bene? Come fa lei a saperlo? 

«Secondo le notizie che abbiamo avuto arrivando allo stadio di Zenica sembrava che non dovesse giocare avendo un problema fisico, noi lo abbiamo visto in compagnia di Pjanic e Kolasinac che rideva e scherzava, pensate che è andato in panchina anche con le scarpe da ginnastica». 

E immagino che lei lo guardasse continuamente con la speranza che da quella panchina non si alzasse per andare a scaldarsi. 

«Stavamo facendo una grande partita, poche volte la Bosnia è stata pericolosa, nel secondo tempo più il tempo passava e più mi convincevo che potessimo farcela. Poi ho visto che Dzeko si è alzato, su per giù era il decimo minuto, e a quel punto sono diventato teso, come se me lo sentissi che ci avrebbe fatto male». 

E così è stato… 

«Il cittì della Bosnia deve aver avuto paura di non vincere, probabilmente riteneva di poterci battere anche senza Dzeko». 

Dzeko è entrato e dopo 3 minuti ha fatto gol. 

«Aspettate un attimo, prima di fare gol, e che gol, si è inventato uno stop di petto orientato che ha messo in crisi due nostri calciatori, una roba da non credere. Come d’altra parte il gol che ha segnato». 

Un gol alla Dzeko, ci sembra di capire. 

«Bravo, un gol alla Dzeko. Che per tanti attaccanti sarebbe stato molto complicato da fare e che lui ha fatto con una disinvoltura pazzesca, come se fosse la giocata più facile e naturale del mondo. Dzeko ha un talento eccezionale, è il gioco del calcio, ce l’ha nella testa, per questo motivo non gli pesano gli anni che ha». 

E così, per colpa di Dzeko, il San Marino ha perso la partita. 

«Per colpa sua, sì. E di gol poteva farne altri due o tre. A un certo punto ha tirato fuori dal nulla un esterno destro che dalla mia posizione in tribuna ho visto dentro, per fortuna il pallone ha sfiorato il palo, ma anche quella è stata una giocata da grandissimo attaccante». 

Lei ha detto: se fossi quelli del Bologna prenderei il primo aereo per portarlo a Bologna. Perché? 

«Perché ha una logica il suo acquisto. Ho visto i suoi numeri, nello scorso campionato con il Fenerbahce ha messo insieme 53 presenze e 21 gol, e questo dice quanto abbia curato il suo fisico in tutti questi anni. Poi io ho una mia idea..». 

Quale? 

«Quella che nel caso in cui Dzeko accettasse di fare nel Bologna quello che faceva Altafini nella Juventus diventerebbe un valore aggiunto straordinaro per Italiano. E consentirebbe sia a Castro che a Dallinga, che sono due giovani attaccanti molto bravi, di crescere, perché quanto ti alleni tutti i giorni con uno come Dzeko migliori per forza, anche se non sei una grande spugna. Comunque...». 

Comunque? Dove vuole arrivare? 

«Che Vincenzo Italiano, con la sua grandissima empatia, saprebbe far dare il massimo a Dzeko, e se Dzeko dà il massimo è ancora un attaccante meraviglioso. Anche perché quelli come lui, e mi viene in mente Modric, non hanno età, è come se fossero eterni». 

Ha parlato di Italiano. 

«Da calciatore era un professore dentro il campo, ho fatto di tutto per averlo in una mia squadra, e una volta ci sono andato anche vicino. Da allenatore, poi... Non è bello e neanche aitante, mi permetto di fare questa battuta, ma è davvero un grandissimo. Fin qua non ha mai sbagliato un anno. Sono stato da lui a fare uno stage a Firenze due anni fa, mi diceva di avere qualche dubbio. Evidentemente deve averli allontanati e credetemi, Italiano ha tutte le potenzialità per diventare un super allenatore. Per il momento è già di sicuro uno tra i migliori». 

Secondo lei ha fatto bene a restare al Bologna, voltando le spalle al Milan? 

«Doveva fare quello che sentiva dentro, evidentemente sentiva di dover restare a Bologna. Di solito quando il Milan chiama, vai, e poi al Milan potevi solo fare meglio dopo questa annata, ma immagino che Italiano abbia goduto talmente tanto a Bologna in questi mesi che non se l’è sentita di cambiare. Avrà tempo, gli faccio un applauso per la scelta. E poi...». 

E poi?  

«È l’allenatore del Bologna, che è sempre più una grande squadra. Se l’anno scorso è andato in Champions League e quest’anno ha vinto la Coppa Italia e potrà giocare in Europa League vuole dire che il Bologna è una società che sa fare calcio, perché i risultati non vengono mai per caso, datemi retta». 

Le diamo retta.  

«Nel calcio ci si difende e si attacca, alla fine vince chi lo fa meglio. L’importante è che all’allenatore vengano dati calciatori funzionali al suo gioco e che l’allenatore sappia gestirli e metterli bene sul campo». 

Facile a dirsi... 

«Bisogna avere gli uomini giusti e questo Bologna li ha in tutti i ruoli: la proprietà è forte e seria, la società è molto competente, poi ci sono Sartori, Di Vaio e Italiano che rappresentano una garanzia. Vi dico di più...». 

Vada pure avanti. 

«Volete sapere quali sono gli addetti ai lavori con i quali mi piacerebbe andare una sera a cena per parlare di calcio?». 

Chi sono?

«Il primo è Sartori, il secondo è Sogliano. Ma come fanno a trovare tutti questi calciatori sconosciuti che poi diventano importanti? A proposito di Sartori fatemi dire che un paio di volte l’ho visto in tribuna anche a San Marino per seguire le altre nazionali. E fa bene: i calciatori devi vederli dentro il campo e non attraverso i video e gli algoritmi. Non scherziamo». 

Arrigoni, cosa le è rimasto del suo Bologna? 

«È una delle squadre che più ho addosso. Il Cesena, essendo cesenate, è la squadra del cuore, ma il Bologna viene subito dopo. E non dimentico nemmeno il Frosinone e il Messina». 

Qual è il ricordo di Bologna che non dimenticherà mai? 

«La sera della festa del Centenario, quando i tifosi del Bologna mi fecero sentire importante come Roberto Baggio»

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