Dall'ammirazione per un totem come Gianluigi Buffon al legame con Napoli, città d'origine del papà, fino al rapporto con Davide Nicola e al matrimonio con il Cagliari. La salvezza dei sardi passa anche dalle mani di Elia Caprile, valore aggiunto per i rossoblù in questo girone di ritorno. Ora, il rush finale di campionato e un obiettivo da conquistare, senza dimenticare quanto fatto nel recente passato.
Caprile: "Mi innamorai della maglia oro di Buffon nel 2006. Napoli? Un sogno"
Nel corso di un'intervista rilasciata al canale YouTube ufficiale della Lega Serie A, Caprile ha raccontato come è nato il feeling con questo sport: "Mi avvicinai al calcio nell'estate del 2006, mi innamorai della maglietta oro di Buffon, - ha svelato - mi innamorai di lui come portiere e del fatto che il portiere veste una maglietta diversa dagli altri. Volli fin da subito fare il portiere perché è uno che si butta nel fango, che si sporca. Cose che un calciatore normale non fa". In estate ci sarà tempo per parlare di futuro, ma il classe 2001 ha già realizzato il suo sogno di giocare con la maglia del Napoli: "Mio papà è di Napoli, abbiamo sempre vissuto la città quando ero bambino, quindi giocarci è stato il coronamento di un sogno. Le emozioni del debutto sono state tante, il mio sogno era poter giocare una partita al Maradona con i miei genitori lì e ho avuto la fortuna di realizzarlo. Nonostante abbia vestito la maglia azzurra per soli sei mesi quelle emozioni me le porterò dentro sempre".
Caprile, Cagliari e Nicola nel destino
Da quella maledetta finale playoff persa sotto il diluvio del "San Nicola", contro la squadra allenata da Claudio Ranieri, al primo rigore parato in Serie A proprio in un Cagliari-Empoli. Per Caprile, la Sardegna nel destino: "Non so se era destino venire qui. Cagliari è stata la mia più grande delusione a livello calcistico, con il Bari, e uno dei momenti migliori della mia carriera con quel rigore parato con l'Empoli. L'impatto con Nicola? Conoscere il mister mi ha dato una mano a entrare prima nei meccanismi della squadra. A lui mi lega l'impresa di Empoli dell'anno scorso, avendo lui nella corsa salvezza è un plus. Il mio ruolo? Il portiere ha una visione privilegiata della partita, - ha aggiunto - quindi so che devo dare una mano alla squadra, ma so anche di essere uno dei più piccoli nello spogliatoio. Cerco di dare una mano alla squadra sapendo di avere una visuale diversa da tutti gli altri". Entra nel vivo la corsa salvezza: "Sicuramente dobbiamo cercare di stare compatti e difendere bene, da squadra, senza subire gol. Ma non dipende solo dai difensori e dal portiere, ma è una cosa che dipende da tutta la squadra e su cui bisogna lavorare".