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DA13 è per sempre

C’è qualcosa di virale ma anche di mistico nel ricordo di Davide Astori che non ci abbandona più, e lunedì sarà trascorso un anno dalla tragedia di Udine. Un intero anno di dolore e strazio, ma anche di affetto condiviso, di cuori a terra e dita al cielo, di bandiere e fasce dedicate, di striscioni toccanti. Molto hanno contribuito e contribuiscono Firenze e la Fiorentina per le quali Davide è diventato immediatamente fattore aggregante, simbolo, presenza costante. Così come ha inciso la notevole qualità dell’uomo, del giocatore, del capitano che pochi mesi prima di morire richiamò all’ordine i Della Valle chiedendo che tornassero in prima linea.

Davide che era amato e stimato, ora è adorato.

Ieri, nelle ore che hanno preceduto una bellissima partita, Fiorentina-Atalanta, ho parlato più volte e a lungo al telefono con Bruno e Marco Astori, i fratelli maggiori: ho raccolto le loro emozioni, le loro sensazioni, le loro inquietudini: volevo capire se quello che era successo dopo la partita con l’Inter li avesse in qualche modo scossi.

Marco e Bruno hanno avuto solo parole di protezione per la madre, alla quale qualcuno aveva riferito delle offese social al figlio; sono persone straordinariamente lineari, strutturate, solide e riservatissime: a chi si è presentato nei luoghi di Davide o ha telefonato per un’intervista hanno chiesto con garbo il silenzio, perché non esiste - almeno per loro - l’esclusiva giornalistica del ricordo. Prevalga allora il silenzio del rispetto più autentico.

Qualche settimana fa proprio Bruno mi scrisse che “la forza di Davide nasceva da ciò che i miei genitori hanno dolcemente e sapientemente plasmato nella nostra testa sin da quando eravamo bambini: a volte, seppur a fatica, facendo un passo indietro e lasciandoci commettere quegli errori che fanno crescere molto più di tante campane di vetro”.

Di Davide colpiva proprio la maturità, il senso di responsabilità, la sensibilità nei confronti dell’altro: per questo DA13 è ancora molto presente al Franchi e lo sarà per sempre. E’ presente sullo 0-2 di una semifinale di coppa e sul 2-2, e sul 3-3, è al di sopra di ogni risultato e di qualsiasi emozione negativa. E’ la speranza di recuperare qualcosa di sano.

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