«Mi dimetto». Ormai quarant’otto ore dopo, comandano sempre le due parole uscite dalla bocca di Raffaele Palladino ed entrate via telefono nell’orecchio di Alessandro Ferrari, direttore generale ed emanazione di Rocco Commisso al Viola Park, ma come tali non hanno il potere di rendere effettiva l’azione pronunciata e annunciata da parte del tecnico campano: e se lo dicevano i latini che verba volant e scripta manent c’è da fidarsi. Quindi, di fatto e nei fatti, a ieri sera vale il contratto sottoscritto a giugno 2024 e rinnovato il 7 maggio 2025 con scadenza portata al 2027: Palladino è sempre il tecnico della Fiorentina.
Fiorentina, si attende l'ufficialità per l'addio di Palladino
Cronaca, cronaca e ancora cronaca: non si può fare altro sotto il cielo sereno di una Firenze riscaldata già da un sole estivo, mentre le nuvole viceversa si sono addensate sopra il Viola Park (allenatore dimissionario, direttore sportivo invitato ad andarsene, presidente contestato), sempre più o meno dal momento in cui teoricamente tutto è tornato in discussione tra martedì e mercoledì e allora bisogna più che mai attenersi alla narrazione degli eventi. E quelli, tornando a intrecciare i fili del racconto, confermano l’attesa per ora vana del club di ricevere un seguito concreto da parte di Palladino: una lettera contenente formula e dicitura di prassi per situazioni del genere, una pec che fa tanto burocrazia tecnologica di questi anni intricati e complicati, insomma «mi dimetto» al telefono non basta. Invece, dopo in pratica tutto l’altro ieri, è trascorso quello sì per intero anche ieri senza produrre il lato sostanziale di una vicenda che rimane nell’ambito formale, arricchendo e permeando la stessa di quel lato misterioso se non proprio oscuro che mai manca in circostanze che poi si trasformano in veri e propri casi. C’è da attendersi novità clamorose? È stato solo il prologo di ulteriori decisioni che potrebbero ribaltare il quadro fino a modificarne i contorni in maniera del tutto inaspettata? Esiste la possibilità di ulteriori cambiamenti drastici? Senza soggetti e oggetti volutamente, perché quelli li metteranno i protagonisti in automatico.
Fiorentina, tutti i nomi per il dopo Palladino
Eppure, dopo tutti questi discorsi, la Fiorentina è pur sempre in cerca di un nuovo allenatore, perché le dimissioni non sono ufficiali ma Palladino telefonando a Ferrari ha rinunciato di proseguire alla guida della squadra viola per una serie di motivi che vanno dalla insostenibilità della pressione della piazza al clima di sfiducia avvertito, passando per divergenze tecniche/personali e possibili nuove opportunità, e l’ordine chissà se lo sapremo mai. Nuovo allenatore che potrebbe essere vecchio, nel senso che il nome di Stefano Pioli, calciatore a Firenze dal 1989 al 1995 e tecnico dal 2017 al 2019 apprezzato in entrambe le vesti, sta circolando con insistenza perché al capolinea con l’Al-Nassr e che sia legato da questioni fiscali all’Arabia fino all’inizio di luglio non è ostacolo, ma non si può prescindere da Daniele De Rossi che da un anno almeno è accostato alla Fiorentina e nemmeno da Marco Baroni che invece ci si è avvicinato di prepotenza da quando il mondo calcistico si è rovesciato non solo al Viola Park. Tra i nomi nuovi spunta anche quello di Francesco Farioli, toscano di Barga, ieri a cena in un ristorante del centro. Sempre ricordando che la città e i tifosi hanno già indicato in Maurizio Sarri il loro preferito in assoluto, però ieri sera il tecnico di Figline si è incontrato con la Lazio: e quello sì è un ostacolo.