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Fiorentina, una crisi mai vista: Pradè riflette sulle dimissioni. E c’è l’ipotesi cessione del club

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Fiorentina, una crisi mai vista: Pradè riflette sulle dimissioni. E c’è l’ipotesi cessione del club
Commisso deve capire come ricucire lo strappo. Dalla rabbia dei tifosi all’addio di Palladino: le difficoltà di gestione mettono a rischio il futuro della società

La Fiorentina sta precipitando in una crisi spaventosa. Non di risultati, non di gioco, ma una crisi di gestione che mette a rischio il suo futuro, quanto meno lo oscura e apre a scenari oggi difficili da immaginare. Per cercare di capirci qualcosa vale la pena ricostruire i passaggi temporali. Il primo: domenica 18 maggio, sull’1-0 per i viola contro il Bologna, con la Champions a tre punti, parte dalla Fiesole (per ora trasferita in curva Ferrovia) una pesante contestazione a Palladino e Pradè. Un annuncio del “malessere” dei tifosi c’era stato il lunedì precedente dopo la sconfitta di Venezia. Il secondo: domenica 25, dopo la vittoria di Udine e con la squadra in Conference League, altra contestazione dei tifosi viola (settecento più o meno) che rifiutano le maglie dei giocatori. Il terzo: lunedì 26, incontro al Viola Park fra Pradè, Ferrari e Palladino. Si comincia a programmare la nuova stagione, ma si riflette anche su quella appena conclusa e al giovane allenatore non vengono risparmiati alcuni appunti. Il quarto: martedì 27 conferenza stampa di Commisso (collegato via telefono da New York), Pradé e Ferrari al Viola Park.

Il presidente dice: «Palladino per me è come un figlio». Nella stessa occasione, Commisso replica alla contestazione della Fiesole: «I tifosi della Fiorentina non sono quelli della curva Fiesole. Possono fare quello che vogliono, io non devo accettarlo, loro non possono cambiare come stiamo portando avanti la Fiorentina, speriamo che capiscano che queste cose non le devono fare». Il quinto: mercoledì 28 Palladino telefona a Ferrari e gli annuncia le sue dimissioni, spiegandole con le pressioni (e le contestazioni) che non condivide e non regge. Il sesto: giovedì 29 con un comunicato durissimo la curva risponde pesantemente a Commisso («Sciacquati la bocca prima di parlare della Fiesole») e chiede con altrettanta durezza le dimissioni di Pradé («Se hai un minimo di dignità, segui l’esempio del “figlio” Palladino, levati dalle palle»). La reazione di Pradé, già toccato dalla precedente contestazione, è quella di un uomo che sta pensando davvero di seguire il “consiglio” della Fiesole. Il comunicato della curva nei toni e nei modi è davvero pesante, ma rivendica un ruolo che spetta ai tifosi, quello di poter contestare la squadra, l’allenatore, la dirigenza, e dissentire dalle scelte fatte.

Non è un ultimatum, è peggio, è la dichiarazione di una rottura totale. In questo momento la Fiorentina non ha una guida, il proprietario vive a 7.000 chilometri di distanza e non può avere la situazione sotto controllo. È un argomento che abbiamo affrontato più volte dopo la morte di Joe Barone, che a Firenze era gli occhi, gli orecchi e la bocca di Commisso. Era il Galliani di Berlusconi, pur non avendone la conoscenza calcistica. Da mesi ripetiamo che una società come la Fiorentina non si guida con due soli dipendenti e che, soprattutto, va seguita di persona dal proprietario. Se anche Pradé si dimette, la Fiorentina deve ripartire da zero. Ma deve farlo rapidamente perché oggi non ha niente su cui ricostruire. Non ha un presidente sul posto, potrebbe non avere un direttore sportivo e non ha un allenatore. Come è possibile ricostruire in questo marasma totale? La Fiorentina di questi giorni è l’esempio opposto di una società modello. Ci sono aspetti su cui riflettere in modo profondo. Una buona parte della tifoseria non è soddisfatta (eufemismo) di una squadra che ha fatto il record di punti dell’era-Commisso, che è arrivata sesta (miglior risultato in questo stesso periodo), che ha battuto tutte le grandi Napoli escluso e che ha rilanciato il vicecapocannoniere della Serie A (merito dell’allenatore).

È vero che al tempo stesso ha perso 10 punti con le ultime due in classifica, che Palladino ha commesso più di un errore nella gestione tecnica di questa stagione, ma se siamo arrivati a questa rottura le ragioni non sono solo puramente calcistiche. C’è un’enorme distanza di mentalità fra la società e la tifoseria (non tutta, sia chiaro, ma di sicuro la parte più calda, l’unica sempre presente). È ovvio che, per la salute della Fiorentina (intesa come squadra) e del nuovo allenatore, uno strappo così profondo dovrebbe essere ricucito con un’opera di riavvicinamento. Ma a questo proposito le domande sono due. Interessa davvero a Commisso recuperare il rapporto (non per se stesso, ma per la sua squadra) con la tifoseria più calda? E se sì, chi, se non lui direttamente, può trovare il modo di riavvicinare tutte le parti? Di sicuro non può farlo Pradè. È davvero una momento difficile per il club viola. Si possono aprire scenari di ogni tipo, anche quello della vendita del club, magari dopo la conclusione della trattativa col Comune per la ristrutturazione dello stadio. La Fiorentina ha una storia da difendere e un futuro da costruire e perfino da festeggiare, nell’agosto del 2026 compirà cent’anni e l’ultimo è cominciato nel modo peggiore.

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