Ormai è solo questione di aspettare il momento giusto per l’annuncio del Pioli-bis, seconda volta sulla panchina della Fiorentina per il tecnico parmigiano in un ritorno tutt’altro che banale. Intanto, concretamente, per la durata del contratto: due anni più opzione per il terzo già configurato nelle condizioni di attivarsi, a circa 9 milioni in totale, che significa guardare al presente e al futuro prossimo nell’ottica di costruire qualcosa di duraturo e dall’imprinting facilmente riconoscibile. Significa dargli in mano, e accettarlo, un progetto a medio termine che abbia però un impulso deciso subito nella prima stagione e c’è soprattutto questo nell’accordo, adesso virtuale e presto tangibile e ratificato per dare forma a quello che può essere considerato l’avvio di un nuovo ciclo della squadra viola.
Fiorentina, con Pioli ritorno al futuro
Pioli torna per completare un lavoro che si è interrotto bruscamente sei anni fa, era il 9 aprile (in pratica due mesi prima che Commisso diventasse numero uno del club viola, però nessuno lo poteva sapere allora), dopo settantaquattro partite sulla panchina della Fiorentina tra Serie A e Coppa Italia, e dopo la sconfitta interna contro il Frosinone, terza nelle ultime sei giornate: il 7 lo 0-1 al Franchi contro i ciociari, l’8 il duro comunicato di richiamo all’allenatore «a gestire il momento con la competenza e la serietà che ha dimostrato nella prima parte del campionato» diffuso dalla società (proprietaria la famiglia Della Valle, presidente esecutivo Cognigni, responsabile dell’area tecnica Corvino), il 9 la lettera di dimissioni di Pioli («Sono stato costretto») al culmine di contrasti interni non più sanabili preso atto che «sono state messe in dubbio le mie capacità professionali e, soprattutto, umane. Un grande grazie a Firenze e ai tifosi fiorentini: si è creato un legame speciale che porterò sempre con me, perché le avventure finiscono». E invece no: finiscono e possono anche ricominciare.
Senso di appartenenza
Ricominciano nel segno dell’ambizione, concetto che risuonava la scorsa estate. Ma sarà un’ambizione più collettiva che personale e non si confondano i successi ottenuti da Pioli dal quel 9 aprile, con scudetto 2022 al Milan fiore all’occhiello, per appagamento: tutt’altro, altrimenti non avrebbe fatto rientro in Italia e soprattutto a Firenze. Piuttosto, l’allenatore emiliano ha completato il bagaglio d’esperienze per scegliere la strategia giusta che sia funzionale ai risultati del gruppo. Quindi, avrà ampia facoltà d’incidere sul mercato, compatibilmente con l’indirizzo voluto e dato da Commisso e sempre ricordando che in base al fair-play finanziario la Fiorentina non ha paletti al budget, ma li ha viceversa al tetto salariale che non può superare il 70 per cento dei ricavi, trasmetterà identità, indicherà linee-guida comuni da condividere con i tecnici del settore giovanile nell’impostazione delle varie squadre e del gioco, a cominciare chiaramente dalla Primavera a cui è già previsto attingerà, si appoggerà a un club manager per saldare l'unione tra staff e gruppo, farà leva sull’esperienza in questo caso del campo internazionale per cercare di guidare Ranieri e compagni alla sospirata conquista della Conference League. Progetto, programmi, metodo, ambizione e, su tutto, senso di appartenenza per riavvicinare la Fiorentina a Firenze e ai tifosi viola: è - sarà - il manifesto del Pioli-bis.