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Mancini e Inter sono più lontani

Inter via Getty Images

Un'ora e mezzo di incontro nella notte italiane: nessun accordo, ma né dimissioni né esonero. Tra qualche giorno nuovo summit.

INVIATO A PORTLAND - L’Inter e Mancini si scoprono lontani. Molto lontani. Se doveva essere un incontro per rinsaldare il rapporto, non lo è stato. Quello nella notte italiana, a Porland, è stato un confronto e le parti si sono scoperte lontane. Hanno messo sul tavolo le loro idee che, su molti aspetti sono diverse, per non dire opposte o quanto meno difficili da conciliare. Si sono parlate, e questo è positivo. Non c’è stata rottura, e anche questo è positivo. Ma nemmeno si è arrivati a un accordo, e questo non è positivo. Anzi. Un’ora e mezzo di confronto intorno a un tavolo, prima che la squadra partisse per Eugene. Da una parte Thohir e Bolingbroke, dall’altra Mancini. Novanta minuti, come una partita di pallone.

NIENTE PASSI INDIETRO - La società ha ribadito a Mancini che lo considera il cardine del programma triennale varato al momento del suo ingaggio, che non ha nessun dubbio sul fatto che sia il miglior tecnico in Italia, che vuole andare avanti con lui. Al tempo stesso però gli ha fatto presente che i piani di mercato non cambiano, che la linea è dettata dal club e della nuova proprietà, della quale Thohir è in questo momento l’uomo di fiducia. Mancini ha sottolineato che finora quello portato avanti non è stato il suo mercato perché si aspettava qualche operazione più “decisa” per colmare il gap con chi sta davanti. Si è parlato anche di nomi di mercato (in entrata e in uscita), ma se non c’è intesa sulle linee guida entrare nello specifico è complicato.

CHI CEDE? Le parti si sono prese qualche giorno di tempo per riflettere. Quanti lo vedremo presto. Sembra una tregua armata. Non certo una pace. La società accontenterà in toto Mancini sul mercato e sul rinnovo? Quasi impossibile. Il Mancio accetterà tutte le condizioni dell’Inter? Non semplice. Si tratta di due modi diversi di intendere l’Inter del domani, difficili da conciliare. Se non siamo al muro contro muro, poco manca. Le parti sono tenute insieme da un contratto da 11 milioni di euro lordi. Chi fa un passo indietro paga. Non solo in senso metaforico. A meno che i due “contendenti” non facciano entrambi un passo l’uno verso l’altro. Cosa che (apparentemente) ieri non è successa.

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