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Inter, Spalletti: «La linguaccia non è un brutto gesto. Non facciamoci turbare dalla vetta»

ANSA

L'allenatore nerazzurro sottolinea la capacità di soffrire dei suoi: «Ho visto personalità e mentalità»

ROMA - Quando una squadra inanella quattro vittorie consecutive il compito di un allenatore è quello di non alimentare troppo il fuoco dell'entusiasmo. Dopo una gara soffertissima come quella di Crotone il compito non è difficile per Luciano Spalletti: «Vincere, anche se in maniera sporca, è sintomo di adattamento, di mentalità e personalità - ha spiegato l'allenatore toscano -. Non ci facciamo turbare dalla classifica, che poteva essere diversa. Sappiamo che la nostra strada è lunga, mancano 34 partite e dobbiamo essere pronti a farle nel migliore dei modi. Non era facile e i giocatori dell’Inter sono stati dei grandi professionisti, si sono saputi adattare a quelle che non sono le nostre abitudini. Il campo era secchissimo, faceva caldo e l’azione veniva spesso rallentata. Nella ripresa siamo stati un pochino più fluidi».

MILAN TOSTO - Spalletti poi esalta il suo bomber improvvisato, Milan Skriniar: solido in difesa e letale in attacco: «È un calciatore eccezionale, sempre attento e quasi mai in difficoltà: è un elemento tosto, un titolare su cui affidarsi. La mia esultanza? Ho fatto la linguaccia ai miei collaboratori in panchina, non era un brutto gesto nei confronti dei tifosi avversari: per noi è stata una partita sofferta e mi sono lasciato andare per la prima volta in quattro giornate».

Handa salva, Skriniar e Perisic segnano: Spalletti solo in vetta

ICARDI IN OMBRA - L'analisi non può non comprendere la gara negativa di Icardi: «E' stato cercato poco nel primo tempo. Se qualche volta però gli dai palla oltre la linea difensiva e li costringi ad arretrare, li metti in difficoltà. Quando ci pressavano, anche Mauro è venuto indietro, a metà strada, perchè i centrocampisti devono poterlo trovare tra le linee, ed era lì che dovevamo prendere vantaggio. Perisic? Con lui non ho toccato delle corde in particolare: le grandi squadre ragionano così, sono pronte a farsi carico delle difficoltà dei compagni. Lui è un leader, si fa vedere, gestisce palla, la rende giocabile. Ha fatto dei rientri da 50 metri in queste partite che sono impressionanti».

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