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Lukaku, di mamma ce n'è una sola. Di sòla...

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La mamma è sempre la mamma. Quella di Romelu Lukaku, Adolphine Bolingoli, è una madre fin troppo presente (e attiva) anche nella vita professionale del figlio. Se la gioca con madame Rabiot. Fu la signora Adolphine a imporre a Romelu di cambiare in più di un’occasione procuratore - relativamente recente è il passaggio da Mino Raiola a Federico Pastorello. E sempre lei, nei giorni scorsi, ha fatto pressioni sull’agente del momento, lo stesso che portò Antonio Conte all’Inter, per restituire al Chelsea l’amato ragazzone (money makes the world go around). In effetti non è stato Zhang a chiedere ai suoi di vendere l’attaccante belga, bensì quest’ultimo a prodursi, tra domenica e lunedì, in una spiazzante inversione a due tempi comunicando alla società di volere Londra dove ha già definito l’accordo economico. «Massima concentrazione durante gli allenamenti con Inzaghi» ha garantito «ma la mia avventura interista finisce qui».
     I primi a sorprendersi, e non poco, della rapidissima evoluzione dell’affare sono stati Marotta e Ausilio (e di riflesso Simone Inzaghi), i quali a poco più di due settimane dall’inizio del campionato si ritrovano tra le mani una patatona verosimilmente ustionante. Anche perché - fate attenzione - dalla Cina è giunta un’indicazione-capestro: dei 120 o 130 milioni che ricaveremo dal trasferimento - questa la sostanza del messaggio - potrete utilizzarne soltanto 40.
     Un bel casino. Nel progetto tecnico era (è) previsto l’acquisto di Denzel Dumfries, bloccato da un pezzo (servono tra i 12 e i 15 milioni): a questo punto Ausilio dovrebbe rinunciare all’olandese, accontentandosi di Nandez, un centrocampista non un difensore, per poter investire i quaranta sul sostituto di Lukaku o, in alternativa, lavorare su un centravanti, se non su due, da 28/30 milioni complessivi.
     E gli altri (eventuali) 80/90 milioni che fine faranno?, prenderanno la strada per Nanchino? Zhang, che adesso sente il profumo dell’ossigeno (ricordo che l’Inter ne deve ancora 45, spalmati nei prossimi tre anni, allo United) è disposto a obbligare Big Rom a restare?
     La mamma è sempre la mamma, confermo. E conta parecchio. I papà non sono da meno. Così come i fratelli, le sorelle, i cugini e anche qualche nipote, gente che ha capito che la genitorialità o la parentela di primo e secondo grado, in questo calcio, possono fare la felicità di tanti. Almeno in banca. Qualche personaggio c’è arrivato da tempo: sfruttando l’assenza di controlli seri da parte delle istituzioni calcistiche, visto che la cosa è vietata, alcuni procuratori senza scrupoli si muovono con largo anticipo avvicinando le famiglie dei giovani talenti e promettendo stagioni di benessere e continui adeguamenti a crescere, talvolta presentandosi con valigette piene di denaro o con beni materiali altrettanto convincenti (Suv).
     Di mamma ce n’è una sola, di sòla è pieno il mondo.

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